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Anno edizione: 2015
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Fiera dei luoghi comuni e delle banalità, il libro è gracile e malfermo sulle esili gambe di un italiano d'accatto: trattasi del classico caso di anoressia creativa. Le banalità sulla condizione femminile si susseguono con imbarazzante serialità e con la pretesa di assurgere a dogmi esistenziali. Le variegate pulsioni sessuali della protagonista, che democraticamente non fa differenza tra uomini e donne, con la coraggiosa, ammirevole e inossidabile complicità del marito, dovrebbero divenire, nella confusa mente dell'autrice, il paradigma della libertà della donna. Evidentemente scambiando la scarica adrenalinica degli amplessi (tra l'altro scritti con onanistica dissociazione), con il pieno raggiungimento della tanto decantata parità di genere. Ci chiediamo: ma quando la dittatura dell'inverno è al suo zenit ciò autorizza a una sfrenata attività sessuale, come la luna che influenza le maree? E quindi dobbiamo pensare che, con la primavera e ancor più con l'approssimarsi dell'estate, la protagonista Nina si trasformi in una vestale della casa, carnalmente a disposizione soltanto dell'ignaro marito. Insomma una sorta di castità scandita da solstizi ed equinozi. Esordio indubbiamente coraggioso, perchè infatti ci vuole coraggio a rappresentare il nulla, sommergendo il lettore con una maldestra verbosità. Peccato che alla supposta crescita della protagonista, che si sostanzia essenzialmente nel tradire il marito, non abbia corrisposto un'altrettanta evoluzione dell'autrice, che non si riprende più dal catastrofico incipit, e, se è possibile, fa ancora peggio nel dipanarsi della narrazione.
Bello, scorrevole, una lettura piacevole. La storia d'amore tra due donne così diverse, Nina ed Eva, raccontata con la giusta leggerezza, incuriosisce, ti prende e rimane sul filo fino alla sua conclusione. L'atmosfera un po' torbida e un po' sospesa che avvolge l'intera vicenda, il salire graduale della tensione, le mezze verità, l'esaltazione cardiopatica di dinamiche proprie di ogni relazione clandestina, la puntualità e la sfrontatezza nel non tralasciare neanche il minimo dettaglio, sono tutti elementi che fanno del romanzo una storia vera e completa. Indovinato lo scambio epistolare tra Nina e l'amico psicologo, utile a chiarire, se mai ce ne fosse stato bisogno, l'oggettiva complessità psichica della protagonista. Sorprende l'incipit, quasi liberatoria, nel suo delicato lirismo, la chiusura.
Storia superficiale, oserei dire persino inutile, quella raccontata in questo romanzo: una donna annoiata e insoddisfatta della sua vita borghese, a cui però non intende rinunciare, che vive un amore (che definirei meglio un'infatuazione) per un'altra donna, concedendosi, nel contempo, avventure da poco con altri uomini? Che cosa intenderebbe rappresentare? Un inno alla libertà femminile? Una donna/protagonista che, pur non rinunciando alla "normalità" fatta di famiglia, figli, gatti e crostate, pensa di rinnovarsi ritagliando per sé uno spazio emozionale e trasgressivo, che di scandaloso, a dire il vero, ha molto poco, nel mondo di oggi. Insomma, non si raccontano altro che banalità, che lasciano l'animo del lettore del tutto indifferente. Un romanzo in cui, attraverso l'uso di una prosa essenziale, direi persino elementare, la libertà femminile si sostanzierebbe nel concedersi storielle extraconiugali, più o meno convenzionali, attraverso cui la protagonista appagherebbe il suo ego a mezzo di reiterati complimenti sull'aspetto fisico ancora piacente, a dispetto dell'età che avanza?. Mancano del tutto connotazioni sociali, tratteggi psicologici raffinati, riflessioni esistenziali, se non quelle banali e retoriche tipiche da romanzetto d'appendice?.
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