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recensione di Bozzi, M.L., L'Indice 1993, n. 4
Uno strumento di lavoro per zoologi e naturalisti, insegnanti e studenti. Ma anche un libro utile per chiunque voglia approfondire i temi inerenti al comportamento animale inquadrandoli nell'interpretazione scientifica più moderna, dal momento che l'etologia sta divenendo sempre più familiare al grande pubblico e si sta affermando un nuovo tipo di divulgazione, meno centrato sull'antropomorfismo e più aderente ai fatti scientifici. Non si tratta della solita traduzione di un testo inglese, anche se si ispira all'"Oxford Companion to Animal Behaviour" della Oxford University Press. È, invece, un prodotto tutto nostro, frutto di quarantadue autori diretti da Danilo Mainardi. Scienziati che sono la testimonianza della scuola italiana di etologia quale è oggi a cinquant'anni dai lavori pionieristici di Leo Pardi (premio Balzan per l'etologia, 1989), lo zoologo che introdusse agli inizi degli anni quaranta lo studio del comportamento animale nella nostra comunità scientifica, allora ancora molto provinciale e diffidente verso ricerche così lontane dagli ambiti tradizionali. D'altronde, solo da pochi anni operavano oltralpe Konrad Lorenz, Niko Tinbergen e Karl von Frisch e l'etologia sarà consacrata ufficialmente come scienza soltanto nel 1973 con il premio Nobel a questi tre scienziati. Pardi, quasi in sordina e con profondo intuito scientifico, mise a fuoco per primo le caratteristiche che definiscono la socialità degli insetti, osservando animali a portata di mano e munito di strumenti poveri. Quel primo lavoro fu fecondo per nuove ricerche e scoperte. Purtroppo tra gli estensori delle voci manca proprio Pardi, scomparso prima di potervi contribuire come era suo desiderio. Ma la sua presenza si sente per la traccia che ha lasciato negli allievi, soprattutto della scuola toscana, ed è evidente in certi lemmi ('ormoni e comportamento'; 'homing'; 'navigazione': il primo a cura di Francesco Dessì Fulgheri, i secondi di Floriano Papi).
Sono 443 le voci del dizionario, e dimostrano come l'etologia sia oggi una scienza molto complessa che si è arricchita dell'apporto della sociobiologia e dell'ecologia. Secondo l'approccio più moderno il comportamento di un animale si è evoluto in un particolare contesto ambientale ed è perciò frutto della selezione naturale al pari delle strutture organiche e fisiologiche: pertanto è idoneo a garantire la sopravvivenza dell'animale in quel particolare ambiente. Per mettere in evidenza il valore adattativo di un comportamento, l'animale viene studiato nel suo ambiente, integrando queste osservazioni con altre in cui si valuta invece come agisce se, in situazioni sperimentali, alcuni parametri vengono manipolati. In questo modo è possibile valutare la componente genetica e quella di apprendimento, consci di quanto questi due fattori si integrino nell'espressione di un comportamento. L'antica contrapposizione fra istinto e apprendimento è ormai caduta, sepolta sotto le innumerevoli prove che dimostrano come l'espressione dei geni sia condizionata dall'ambiente e, viceversa, di come l'apprendimento, frutto dell'attività del sistema nervoso, sia proprio per questo correlato al codice genetico. Il valore adattativo è messo in luce anche dal metodo comparato, sia osservando lo stesso comportamento in animali di specie diversa, sia rilevando come animali strettamente imparentati hanno modificato un modo di agire ereditato dallo stesso progenitore in risposta a situazioni ambientali diverse. E infine, attraverso i modelli di ottimizzazione e la teoria dei giochi, si valuta matematicamente il rapporto tra benefici e costi legati a una scelta comportamentale. L'etologia, pertanto, risulta un punto di raccordo di numerose discipline e tutti questi aspetti trovano spazio nel dizionario. Particolare attenzione è volta verso la parte metodologica e applicativa, mentre le singole voci descrivono un comportamento comparandolo in diverse specie di animali. Di questi, il più visitato è l'uomo, insieme al ratto di laboratorio, al leone e lo scimpanzè. Fa piacere che non sia stata dimenticata la nostra specie, così difficile da studiare per le implicazioni etiche e morali insite nel nostro modo di agire, che rendono più che giustificato l'atteggiamento prudente di ogni etologo quando si tratta di "Homo sapiens sapiens". È tuttavia singolare che la più lunga dissertazione su un gruppo sia dedicata ai Protozoi, che definiscono, come dice Mainardi, quasi un universo a sè.
Probabilmente la complessità dell'opera si è rivelata un limite a scapito della completezza, alcune parti sono carenti e dovrebbero essere perfezionate in una seconda edizione. Manca una voce più diffusa sull'etologia stessa e un'analisi storica e scientifica dei diversi contributi dei padri fondatori. La disciplina è descritta comunque in alcuni aspetti attraverso le voci: etologia applicata, etologia cognitiva, etologia di campagna ed etologia quantitativa. Accanto all'indice delle specie e a quello dei nomi italiani degli animali, il libro presenta un lemmario a cui sono collegati i riferimenti bibliografici, ma si sente la mancanza di un indice delle singole voci; e nell'elenco degli autori il riferimento specifico al loro contributo.
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