Il dovere di un capitano

Nella primavera del 2009 la nave portacontainer americana “Maersk Alabama”, carica di vettovaglie e macchinari agricoli, è in rotta fra Gibuti e Mombasa. A trecento miglia marittime dalla costa somala, doppiato il Corno d’Africa, è attaccata con un motoscafo veloce da quattro pirati armati di mitra. L’equipaggio è disarmato. Il capitano Richard Phillips è preso in ostaggio con due marinai: dà l’allarme a terra, come vogliono anche gli assalitori x ottenere un riscatto ma cerca di temporeggiare x salvare la nave e i suoi uomini. La trattativa con i pirati è una mortale partita di scacchi, un gioco d’astuzia con loro. E’ una storia surreale, tra concessioni, tentativi di sabotaggio e di fuga, presa di ostaggi, perché anche i pirati devono temere l’equipaggio, asserragliato e nascosto nei meandri della nave. Phillips riesce a convincere i somali ad accontentarsi dei trentamila dollari nella sua cassaforte, e resta l’ultimo prigioniero sulla scialuppa di salvataggio che i pirati usano x allontanarsi. Secondo il costume americano si scatenano il circo mediatico della stampa e una surreale corsa alla solidarietà, mentre Phillips è deciso a non cedere, x quanto possibile, alla prepotenza dei criminali, fino alla liberazione. Il capitano impersona i valori americani: coraggioso e caparbio, non si lascia intimidire dalla prepotenza e persegue il dovere, anche a rischio dell’incolumità personale. Sono interessanti anche i dettagli della vita su una nave mercantile: è un lavoro pericoloso e indispensabile x il trasporto delle merci, spesso dimenticato. Come tutti i racconti di drammatici fatti veri, il libro è emozionante e coinvolgente, fa partecipi dei timori del capitano e dell’angoscia dei suoi familiari durante le terribili ore del sequestro. Lo stile è conciso ed essenziale, forse con qualche ripetizione. Phillips ricorda i suoi valori, condivisi da molti americani: il dovere, il lavoro, la famiglia, la patria, la religione.