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In quest'opera, pubblicata nel 1922, il filosofo francese Henri Bergson sottopone ad un giudizio critico la Teoria della Relatività di Albert Einstein certamente non per contestarla ma per evidenziarne ambiguità ed equivoci; l'autore pertanto, analizzando aspetti scientifici e tecnici propri della fisica, invade un campo specialistico nel quale commette, sicuramente in buona fede, anche qualche imperdonabile errore. Il saggio, che si articola su diversi livelli e registri, con una contaminazione "dagli effetti talvolta metodologicamente spaesanti", come sottolinea Fabio Polidori nell'accurata Introduzione, indaga fondamentalmente sulla "natura del tempo" ( cap. III ). Bergson ( che coglie l'occasione per ribadire tesi già elaborate nel Saggio sui dati immediati della coscienza, del 1889, e nell'Evoluzione creatrice, del 1907 ) sostiene che il tempo, in quanto "oggetto scientifico", può essere ovviamente misurabile; aggiunge altresì, con opportune delucidazioni, che mentre il tempo della scienza è "fittizio" ossia convenzionale e simbolico ( dal momento che il criterio di verità oggettiva consiste solo nella misura ) il tempo "reale", invece, è quello vissuto e percepito, nel suo fluire e nella sua durata, dalla nostra coscienza ed è perciò paragonabile all'avvolgersi di un gomitolo. In quanto "oggetto della nostra esperienza", il tempo è, per il filosofo, un elemento "misto" : è insieme qualità e quantità. Bergson sottolinea in particolare che la dimensione simbolica, espressa dalle formule della fisica, non si affianca a quella reale ma ne è contenuta e ne dipende. Il dibattito originato da questo "piccolo libro" rimane comunque ancora aperto: filosofia e scienza possono considerarsi complementari o sono inconciliabili ? Nell'edizione di Raffaello Cortina, oltre ai sei capitoli nei quali si dispiegano le disquisizioni bergsoniane, sono comprese varie "Appendici" tra cui, ad esempio, "Il viaggio sulla palla di cannone"; inoltre nella sezione "Altri testi" è riportato anche il famoso intervento di Albert Einstein che pone la questione nei seguenti termini : "Il tempo del filosofo è il medesimo tempo del fisico ?" ( p. 198 )
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