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Questo film illustra efficacemente la verità di una massima di Schopenhauer: " Mentre essere felici è molto difficile, diventare infelici è al contrario, molto facile (Parerga e Paralipomena)". Il protagonista abbandona la moglie perchè a casa si sente infelice e si immerge nella giungla cittadina a caccia della sua felicità: basta un minuto in cui non riesce a controllare i suoi istinti aggressivi derivanti dalla frustrazione di una vita mancata ( cosa molto facile) ed ecco che anzichè la felicità, che è sempre chimerica, si procura una infelicità vera e reale, immutabile ed eterna,, fatta di eterno carcere e di eterno disonore.
Mi spiace che chi mi ha preceduto non abbia capito nulla del film (finale incluso) e scrivo solo per evitare a qualcuno di scartare questo originale ed intelligentissimo film solo per le due recensioni precedenti. Il tema è quello di un uomo cui sembra mancare "l'aria" intesa come spazio vitale emozioni etc etc. e che va alla ricerca di facili soluzioni/emozioni... in realtà scoprirà che aveva bisogno dell'esatto opposto... di un luogo piccolo e gestibile... ed in più scoprirà qualcosa di se stesso. Fa davvero riflettere. Forse troppo. Non c'entra nulla l'horror siamo sulla pura psicologia.
Ormai anche Mamet, come Schrader è alla frutta. Ottimi sceneggiatori un tempo, grande nel teatro Mamet; mai stati grandi registi. Intrippati nelle perversioni sessuali, Mamet utilizzava un linguaggio sporco, dai pesanti connotati volgari, per mostrare l'incapacità, o meglio la completa decerebrazione di una nazione. In particolare tra la classe medio bassa, 'Per far si che il superclan domini indisturbato'. Schrader utilizzava il sesso come Hitc., ma i tempi ormai sono decisamente cambiati. Quest'opera, banalotta, ripetitiva, 'misogina?', fa il pari con l'ultima produzione di Schrader. La regia è televisiva, di horrorifico vi è soltanto la banalità.
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