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L' enigma del cavalier Agnelli - Oddone Camerana - copertina
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Descrizione


Il Cavalier Giovanni Agnelli, fondatore della Fiat, è stato definito 'eroe solitario ed enigmatico del capitalismo italiano'. Pensieroso e solo lo vede anche un funzionario di polizia incaricato di pedinarlo per le strade di Torino nel 1920, mentre la città è teatro di violenti scontri sociali. Estromesso dalla 'sua' azienda, dove un centralino risponde anonimamente "Fiat-Soviet", nelle sue passeggiate solitarie il Cavalier Agnelli ripercorre geometrie urbane, luoghi storici della memoria, simboli della cultura della sua Torino, confrontandosi con l'enigma di come ritrovare una ragione per tornare a dirigere un'industria che la guerra ha sfigurato e ingigantito, e a cui i tempi impongono di cambiare. Il Cavaliere aveva infatti considerato il proposito di trasformare la Fiat in una cooperativa e aveva progettato di dimettersi dalla sua guida. L'autore mette in scena una città, e atmosfere e problemi che, al di là delle molte diversità tra quel tempo e il nostro, sono ancora attuali. Un appassionato 'viaggio', dunque, che forse più di qualsiasi altra opera illustra la solitudine dell'imprenditore davanti ai grandi eventi della storia e alle responsabilità del comando. Almeno fino a quando l'impresa fa riferimento a un uomo e a una famiglia, e non a un'anonima multinazionale nelle mani di managers lontani da legami con una città e con la società.
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Dettagli

2011
5 maggio 2011
96 p., Brossura
9788836812615

Voce della critica


Passigli ripropone, a ventisei anni di distanza, l'immaginifico resoconto delle passeggiate di Giovanni Agnelli durante l'occupazione della Fiat nell'autunno del 1920. La nuova edizione risulta scorciata rispetto alla prima, pubblicata da Serra e Riva, nella quale il racconto eponimo era seguito da altre tre brevi prose, ciascuna variamente in assonanza con la principale. Le vacanze dell'ingegner Mattè Trucco fornivano un ideale epilogo ai drammatici eventi degli anni 1919-1920, descrivendo viaggi, esperienze e pensieri del progettista dello stabilimento del Lingotto, inaugurato nel 1922; Fantasmi a Detroit insisteva sul confronto, ormai acquisito dalla storiografia industriale novecentesca, tra Giovanni Agnelli e Henry Ford; Il punto di vista di chi passa un po' del suo tempo in giardino suggeriva infine sotterranei legami tra due diverse qualità di reclusione, quella della fabbrica e quella, appunto, dei giardini privati. L'edizione Passigli ristampa soltanto, e senza modifiche, L'enigma e Fantasmi: i fantasiosi itinerari del cavaliere in una città amputata della sua dimensione industriale, che viene ostinatamente taciuta, si riversano senza soluzione di continuità in una seconda città che, lontana nel tempo e nello spazio dalla Torino degli anni venti, non nasconde ma, al contrario, esibisce i traumi sociali e culturali provocati dalla realtà della fabbrica. Il cortocircuito che deriva dall'accostamento dei due testi arricchisce di echi una scrittura altrimenti intenta alla superficie degli eventi, indifferentemente attratta dallo stile magniloquente delle epigrafi celebrative come dal più dimesso linguaggio dei quadretti votivi; una scrittura "bidimensionale", per così dire, dove anche la condizione degli operai non è descritta a tutto tondo ma rimane appiattita nello schizzo rapido tracciato da Louis-Ferdinand Céline, secondo cui alla catena di montaggio "chiunque può rimpiazzare chiunque". La solerzia enumerativa che distingue entrambi i testi si organizza senz'altro a partire dalla fitta rete di nomi (di personaggi illustri, istituzioni, aziende, monumenti, vie, caffè) che scandisce i diversi percorsi, accondiscendendo senza variazioni di registro a un reale multiforme eppure livellato dal quale la scrittura accoglie in modo indiscriminato dialettismi e forestierismi – da cabaret (vassoio) a middle class – divenendo essa stessa "itinerario periferico, che sfiora fabbricati ostili e sorvegliati".
Margherita Quaglino  

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