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Anno edizione: 2010
Anno edizione: 2009
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La geniliatà di Schulz non è così nota, purtroppo. Si tratta di un grande del Novecento, al pari di Kafka, che ha dimostrato un talento incredibile lasciandoci - purtroppo - pochi, ma indimenticabili testi. Ogni estate lo rileggo. Ogni anno lo riscopro. Consiglio a tutti di farlo.
Omaggio di David Grossman a Bruno Schulz. In un breve testo sono riuniti dieci racconti, scelti dal primo, nati dalla penna del secondo, ucciso da un funzionario della Gestapo il 19.11.'42 a Drohobycz, quando era in procinto di espatriare. I racconti trasportano il lettore in un mondo fantastico dove tutte le regole del comune vivere paiono esser messe in angolo. La prosa è sognante, ricca di virtuosismi: vietato aver fretta nella lettura, ingannati dall’apparente semplicità nello stile. Sono coniate espressioni che la traduzione in italiano di Anna V. Salmon ci rende con efficacia. Le cose sono spesso personificate; mentre le persone vengono reificate. L’A. per vivere fece l’insegnante di disegno al liceo della sua città; anzi i racconti sono pubblicati insieme alle illustrazioni. Un po’ Toulouse Lautrec, un po’ Kafka, quando i tedeschi occupano Drohobycz, trova rifugio nella villa di un ufficiale delle SS, Felix Landau. Questi gli ordina di affrescare la stanza dei figli con immagini tratte dalle fiabe. E il pittore/scrittore, nell’illusione di sopravvivere e come reazione al buio che avanza, immortala Adela, la cameriera della casa paterna, come principessa e se stesso nelle vesti di cocchiere, in “quella corsa luminosa nella notte più chiara dell’inverno”. Degno coronamento del libro è un commovente saggio con cui David Grossman ci consegna il “suo” Bruno Schulz. Il rilievo che l’Autore polacco riveste per lo Scrittore israeliano va ben oltre l’influenza letteraria. David confessa qual è stata l’occasione del’incontro con l’opera e con l’uomo Bruno, la molla tragica, legata in primo luogo all’uccisione di questi, che lo indusse a scrivere di Shoah: solo immedesimandosi in quell’esperienza non vissuta avrebbe potuto comprendere il significato della sua vita, di uomo, di padre, di scrittore, di israeliano, di ebreo…
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