Opera tra le più importanti non solo del XX secolo ma dell'intera storia della filosofia occidentale ,pubblicata nel 1927 e che non smette tuttora di esercitare il suo fascino. Viene qui proposta in una versione sicuramente poco economica ma impeccabile dal punto di vista della traduzione (di Pietro Chiodi rivista da Franco Volpi - il più accreditato studioso italiano di Heidegger) e dell'apparato critico (vedesi il glossario conclusivo). Resta, e non poco, la pecca del prezzo.
Essere e tempo
Quando nel 1927 Martin Heidegger pubblicò Essere e tempo, si ebbe subito la sensazione che un nuovo astro fosse sorto nel firmamento della filosofia. Da anni le sue lezioni – di cuiEssere e tempo è il distillato – avevano richiamato intorno a quel giovane «sciamano del pensiero» un folto gruppo di allievi e ascoltatori. Ma con l'apparizione del capolavoro fu chiaro a tutti che Heidegger emanava davvero un'aura magica:era un pensatore capace di fare filosofia in grande stile. Adottando una terminologia nuova, a tratti ostica e cruda, con cui cercava di superare la crisi del linguaggio filosofico tradizionale,Heidegger riprende e radicalizza l'antico problema di Platone e Aristotele: il problema dell'essere. Ma nella sua palpitante interrogazione tale questione è riproposta in modo tutt'altro che erudito o astratto, riflettendosi in essa le inquietudini di un intero secolo: il venir meno del sentimento religioso, il tramonto della metafisica e la crisi delle ideologie, la fine dell'assoluto e il diffondersi del nichilismo, lo stridente contrasto tra una macchina moderna sempre più complessa e un uomo sempre più elementare. Essere e tempo ha così ispirato importanti correnti della filosofia, della teologia, della psichiatria del Novecento. E il continuo susseguirsi di nuove letture – che lo interpretano via via comebibbia dell'esistenzialismo, decostruzione dell'ontologia, parabola gnostica o versione moderna della filosofia pratica – non fa che confermarne l'incontestabile centralità e attualità, alimentando ulteriori interrogativi. Perché quest'opera rimase incompiuta? Qual è il segreto del suo inesauribile fascino? Che significato ha la «svolta» fra il primo e il secondo Heidegger? C'è continuità o rottura fra lo Heidegger «ermeneuta dell'esistenza» e quello che si proclama «pastore dell'essere»? Le risposte vanno cercate in questo libro, al quale sempre si è tornati e sempre si tornerà. La nuova edizione italiana approntata da Franco Volpi – rispettando nella terminologia la storica versione di Pietro Chiodi, ma adeguandola ai criteri richiesti da una ormai consolidata tradizione di studi e di rigore filologico – è corredata di cospicui apparati e riporta per la prima volta le Glosse manoscritte da Heidegger a margine della propria copia personale.
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Edizione:14
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DANIEL AZEZOM 06 gennaio 2014
Sein und Zeit, uno dei principali testi filosofici della prima metà del XX secolo, caposaldo di quella distruzione della metafisica voluta ed annunciata da Nietzsche. In quest'opus magnum del pensiero heideggeriano, l'autore, sulle scorte dell'esperienza del pensiero precedente al 1927 intraprende una delle più efficaci interpretazioni della vita effettiva dell'uomo che non può che lasciare il segno sul lettore e sullo studioso. Alle prese con la tradizioni cartesiano-husserliana, riscrive la storia della fenomenologia alla luce della domanda ontologica fondamentale "cosa è l'essere?" , a parere del filosofo grande "rimosso" della filosofia occidentale. Libro assolutamente interessante per i molteplici risvolti filosofici, di ardua lettura a causa del pensiero poetante Heideggeriano, pronto ad addensare concetti pregni di significato in poche parole. Capolavoro della filosofia, per chi non si spaventa delle formulazioni a volte poco comprensibili.