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Anno edizione: 2012
Anno edizione: 1991
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un libro fondamentale per capire quanto la riforma protestante e il capitalismo siano collegate e quanto siano dannose per la Fede cristiana, con il loro relativismo contaminano la Fede in Dio dall'interno sostituendola con la divinizzazione del lavoro e del profitto che sono le basi del regno del dio denaro e del materialismo più becero.
A tutti gli entusiasti, faccio sommessamente notare che quest'opera di Weber è stata praticamente subito confutata da tutti gli storici dell'economia, dati alla mano e, appena superato il timor reverentialis nei confronti di Weber, anche dai sociologi. Grandi le lacune storiche che Weber riempie con ipotesi personali basate sul pregiudizio imperante allora e il sottile disprezzo che il suo mondo prova per la cattolicità. Nessuno ha pensato che la differenza tra economie atlantiche ed economie mediterranee hanno avuto un cambiamento epocale dalla scoperta del Nuovo Mondo che ha minimizzato i traffici commerciali del Mediterraneo, penalizzando le economie che vi facevano riferimento? Chi sa che le banche e gran parte delle modalità di uso del denaro come le lettere di credito sono nate dalle banche nate e cresciute nella cattolicissima Italia del Medioevo? Come dice Hugh Trevor Roper, nel suo "Protestantesimo e traformazione sociale": "L'idea che la produzione industriale capitalistica su larga scala fosse ideologicamente impossibile prima della Riforma è smentita dal fatto stesso della sua esistenza". Basta studiare un po' di storia e non accontentarsi dei bigini... O perlomeno leggere con spirito critico i testi, senza accettare supinamente quanto proposto (soprattutto dopo tante e tali confutazioni da parte di studiosi di tutto rispetto - come Braudel o Pirenne, solo per citarne alcuni - che almeno qualche dubbio dovrebbero instillare...). Necessario comunque leggere questo testo, per avere agio di confutare le sue conclusioni dati alla mano e non con studi farlocchi come quelli su cui si basava Weber (sentito parlare di Martin Offenbacher, ad esempio?).
Non è il movimento degli interessi economici a trasformare più o meno rapidamente la struttura delle sfere della vita politica religiosa e giuridica della società, ma sono le forze dello spirito umano, tra cui le forze religiose, che indirizzano le trasformazioni sociali nell'economia nella politica e nel diritto: le forze produttive, il cui sviluppo, secondo Marx, trasformava i modi di produzione storicamente realizzatisi, da Weber vengono sostituite dalle forze magiche e religiose. E' l'etica economica del protestantesimo calvinista a determinare nel capitalismo moderno la combinazione di ascetismo e investimento per la "conquista" del profitto economico sul libero mercato . La specificità del capitalismo moderno e la concezione del profitto come scopo fine a se stesso vengono dedotte da Weber dalla concezione del lavoro professionale come "beruf" , cioè come dovere individuale, come "vocazione" che alla fine segna il carattere "professionale" del lavoro in tutti gli ambiti della civiltà del capitalismo occidentale moderno: non il lavoro salariato industriale ma il lavoro professionale sentito come una vocazione e razionalmente praticato per il conseguimento del profitto e del successo economico segna il tratto caratteristico dell'economia industriale moderna in Occidente. L'ETICA PROTESTANTE è una confutazione (la migliore) della concezione materialistica della storia, che non ha ancora subito una confutazione altrettanto convincente. Una considerazione però emerge dalla lettura di questo grande e brillante saggio: che lo spirito del capitalismo sia confuso con lo spirito del marginalismo, che il 'meno' dell'ascetismo e il 'più' dell'investimento sia calcolato in forma marginalistica e che quindi l'etica protestante sia in relazione con lo spirito del marginalismo inteso come "spirito" del capitalismo.
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