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L' Europa dei tedeschi. La repubblica Federale di Germania e l'integrazione europea, 1949-1966 - Gabriele D'Ottavio - copertina
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L' Europa dei tedeschi. La repubblica Federale di Germania e l'integrazione europea, 1949-1966 - Gabriele D'Ottavio - copertina
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Descrizione


Nella storia dell'Europa contemporanea riemergono continuamente gli interrogativi sulla presunta "via particolare" dei tedeschi e continuamente mutano le risposte che si danno. La Germania è il paese che più di ogni altro ha segnato il processo d'integrazione europea, subendolo nelle fasi iniziali, ma plasmandolo e beneficiandone nel lungo periodo. Il volume ricostruisce la politica europea della Repubblica Federale Tedesca negli anni 1949-1966, dalla nascita della Comunità europea del carbone e dell'acciaio alla "crisi della sedia vuota", mettendone in luce le persistenze e i mutamenti. È in questa fase che si compie la trasformazione dei tedeschi occidentali da oggetto delle decisioni altrui a soggetto protagonista delle relazioni internazionali. L'autore propone un'interpretazione articolata del fenomeno dell'"Europa dei tedeschi", fornendo al contempo le coordinate storiche per capire come, ma anche entro quali limiti, la Germania sia potuta tornare a svolgere un ruolo di primo piano sulla scena europea e internazionale.
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Dettagli

2012
21 marzo 2013
282 p., Brossura
9788815241955

Voce della critica

  Ora che la questione tedesca ha riconquistato la scena, giova ripercorrere le fasi che nel dopoguerra recente hanno contrassegnato il rapporto non lineare tra Germania/e e integrazione europea. E questo volume è un ottimo strumento per comprendere, sulla scorta di una documentazione di prima mano e di una lettura scevra da tendenziosità, ogni passaggio di impostazione diplomatica e ogni sottigliezza di visione politica. Che la Brd sia stata un osservatorio privilegiato e un sintomatico campo di verifica dell'andamento del processo d'integrazione è più chiaro che negli anni passati. Eppure l'"anomalia tedesca" non ha sollecitato gli storici nella misura auspicabile. Probabilmente a causa dell'oscillazione ben percepibile nel senso comune tra una sorta di incubo e la secca attuazione di un disegno di interessato dimensionamento di un temibile "stato di potenza" (Machtstaat) alla scala d'una "potenza civile" (Zivilmacht), in pacifica sintonia con l'inquieto vicinato. Questa approfondita inchiesta copre gli anni dal 1949 al 1966 e quindi comprende l'era adenaueriana nell'intero suo svolgersi, allorché l'europeismo divenne "una fonte di legittimazione imprescindibile", un'"ideologia di riserva" (Ersatzideologie), con l'ambivalenza che il termine contiene, secondo le convinzioni di chi via via l'ha assunto. L'entrata in scena di De Gaulle introdusse una novità di non poco conto. Da parte del cancelliere tedesco, però, non si accettò la linea che puntava a una terza forza, ma si preferì costituire un asse finalizzato anzitutto a "scongiurare la disgregazione del blocco occidentale". In ciò preparando la declinazione "atlantica" del tema, incarnata con piglio da Ludwig Erhard. Sicché si può sostenere che fra integrazione europea e cooperazione atlantica si stabilì una stretta complementarietà.   Roberto Barzanti  

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