McCarthy si sa, ha uno stile molto particolare di scrittura che già mal si adatta ad una lettura di massa. Aggiungiamoci il fatto che il protagonista nel corso del romanzo si rende artefice di azioni deprecabili e raccapriccianti e si capisce il motivo per cui quest'opera non possa essere per tutti. E' un libro che o si ama o si odia, eppure racchiude in sé tutta la poetica dell'autore: la denuncia di una società malata che quando tratta un uomo da bestia, lo trasforma in bestia. Bellissimo e terribile allo stesso tempo.
Figlio di Dio
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Gli abitanti della contea di Sevier, Tennessee, sono abituati alla violenza della natura. Ma quando dal folto dei boschi emerge una creatura mostruosa, vestita di sgargianti abiti femminili, dal volto dipinto, sanno che è arrivato il momento di agire.
Lester Ballard, il protagonista di Figlio di Dio, è uno dei tanti "poveri bianchi" che popolano le catapecchie e i cortili del Sud rurale, le campagne fuori dal tempo dove la Storia è scandita dai linciaggi e dalle pubbliche impiccagioni, dove la promiscuità e l'incesto sono la regola. Nello spazio di una breve gelida stagione, Ballard, il contadino solitario, amante della caccia e del whisky fatto in casa, si trasforma in un animale da preda: da feticista a stupratore, assassino, necrofilo. Le scorribande sempre piú sanguinose di questo serial killer controcorrente hanno come cornice la natura violenta e il paesaggio incantato delle montagne del Tennessee, e a commentarle è un coro di personaggi che, come sempre, attinge a quel museo degli orrori che è l'immaginazione di uno scrittore peraltro capace di insospettate, improvvise delicatezze.
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Traduttore:
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Collana:
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Anno edizione:2014
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ROBERTA ANZANI 07 marzo 2017