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Le ambientazioni evocative di Simenon riescono a conquistare sempre il lettore, immettendolo (volente o nolente) in un mondo che non gli appartiene ma che segretamente ama e sogna. Seppure (ahimè ammetto) in questo caso la storia non mi ha particolarmente colpito rispetto ad altre, la penna acuta, marchio del giallista, non solo è presente ma, anche se non a primo impatto, ti fa ammiccare l’occhio e aspettare la conclusione pazientemente.
Andarsene ogni tanto negli arrondissement parigini a frugare fra i misteri e le azioni delle coscienze in gioco fa solo che bene allo spirito, ai gangli della curiosità, a quella sete di torbido che non smetterà mai di farsi germoglio e spinta nell'animo di un lettore. Non può mancare la pioggia, come una seconda grammatica nel cielo di Simenon, un'alleata fidata che quasi corre in parallelo alle nuvole strane dei caratteri in campo, li affianca, li contagia. Non manca la pigra intuitività di Maigret, non mancano le sue generose mangiate, la moglie giudiziosa, e l'ingranaggio giallo che avvolge. Un vecchino simile a un mendicante, mezzo pazzo e clochard, che vaga e vaga per le vie della capitale come un candido fantasma di se stesso. Una villa, una lontana eredità ancora sospesa, e tutta una caratterizzazione sempre magica che abbraccia i capitoli come la vita stessa di uno spettatore di privilegio. Mentre qualcosa sta per svelarsi, subito si viene ricacciati indietro in una selva di sgambetti irridenti, c'è come un'omertà sinistra che sfiora ogni personaggio e che incatena il mistero alle sue febbri più fitte. Bisogna scendere nelle brume del passato per capire ogni mossa di quest'incastro, ogni zona manchevole nel già scarso cono di luce che si ha a disposizione. Una firma - Picpus - che annuncia un delitto su un piccolo pezzo di carta lasciato sul tavolino di un caffè. Di chi si tratta? Chi è quest'entità invisibile dalle cui parole poi in effetti scaturisce una morte? Stanze strane, cantine e soffitte verranno passate al setaccio, ma è l'atmosfera a dominare su ogni riga. Questi uffici devastati dal caldo, un Maigret annoiato e sempre umanissimo e l'inghippo della trama che quasi sembra giocarlo, ma basta vedere nei punti giusti. Un bene e nient'altro che un bene ogni volta la compagnia di queste storie, la piccola nobile gioia di una traversata negli antri della natura umana, sempre malsana e sorprendente. Firmato Simenon....
Con ben 193 romanzi pubblicati sotto il suo nome e un numero imprecisato di romanzi e di racconti dati alle stampe sotto pseudonimi, mano a mano che si prosegue nelle letture aumenta la possibilità di incappare in un’opera meno riuscita, che inevitabilmente esce malconcia da un confronto impietoso con la quasi totalità della produzione, di ben altro ed elevato spessore. E’ così che, arrivato alla fine di questo Firmato Picpus, mi sono anche stizzito, perché questo romanzetto con Maigret non solo è inferiore qualitativamente agli altri scritti da Simenon, ma, secondo me, è addirittura mediocre. Di carne al fuoco ce n’è tanta e la partenza è interessante con quella scritta che un impiegato al bar legge su una carta assorbente (Domani, alle cinque del pomeriggio, ucciderò l’indovina. Firmato Picpus), delitto che puntualmente avviene. Il caso si presenta di difficile soluzione e il celebre commissario non sa dove andare a parare, così fra tentativi vari, piste che si rivelano infondate, si arriva alle ultime pagine, allorché, quasi per magia, saltano fuori nuovi personaggi e uno di questi sarà appunto l’assassino. A parte il fatto che, a differenza di tanti altri, l’analisi psicologica dei protagonisti è approssimativa e che l’atmosfera, generica, se non banale, non riesce ad avvincere, resta il fatto che la trama gialla vera e propria e, soprattutto, la soluzione del caso zoppicano non poco, tanto da pensare che quando Simenon iniziò a scriverlo non avesse ancora le idee ben chiare, oppure proprio non ne aveva, al punto che la fine viene rapida e improvvisa, sbrigativa, come se l’autore avesse voluto liberarsi da un peso che troppo lo affaticava. Insomma, per farla breve, mi rincresce francamente di considerare mediocre Firmato Picpus.
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