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Anno edizione: 2016
Anno edizione: 2010
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Robert Walton, capitano di una nave in viaggio verso il polo nord, salva un uomo su un banco di ghiaccio alla deriva. Victor Frankenstein inseguiva un altro viaggiatore, come lui su una slitta trainata da cani, e racconta la propria straordinaria vicenda. All’università di Ingolstadt, in Baviera, aveva studiato chimica. Dopo anni di studio accanito ed entusiasta sui cadaveri nei cimiteri aveva scoperto come donare vita alla materia inanimata. Nel laboratorio, in una cupa notte di novembre il lugubre e gigantesco essere assemblato con pezzi anatomici prende vita, orribile al suo stesso creatore che fugge terrorizzato. La mattina seguente il mostro è andato via, ma dopo anni torna a perseguitare lo scienziato, colpendolo nei suoi affetti più cari. Victor non può rivelare la verità, perché nessuno gli crederebbe. Mary Shelley ideò questo racconto nel 1816, a diciannove anni, per ingannare la noia di un’estate piovosa sul lago di Ginevra, in compagnia degli scrittori amici del marito, il poeta inglese Percy Bysshe Shelley. La storia è sotto forma di lettere inviate da Walton alla sorella, e il racconto indiretto toglie un po’ di spontaneità. Il linguaggio è aulico, superato e ridondante, ma la vicenda, dopo un inizio lento, è intrigante e il romanzo è ancora, dopo duecento anni, un cult della letteratura gotica e dell’orrore. A sorpresa Frankenstein non è, come molti credono, il mostro, ma il suo creatore. Il libro tratta con stupefacente modernità interessanti temi sociali: il senso di colpa, il pregiudizio, la diversità, la responsabilità, la solitudine, la discriminazione. E il rimorso, l’ambizione, la pena di morte, la vendetta. L’omicidio non è descritto nei dettagli, ma per questo suscita più orrore. Abbandonato da Victor, il mostro come un bambino deve imparare ogni cosa. In lui non c’è solo malvagità, ma soffre per l’emarginazione e il rifiuto e, esasperato, uccide. Anche lui vuole amare ed essere amato, e x questo chiede a Frankenstein di dargli una compagna.
Un capolavoro! Mary Shelley ha saputo rappresentare magnificamente la natura dell'uomo. Ho adorato il "mostro". Ancora oggi resta il mio libro preferito a distanza di anni.
un libro nato per gioco, divenuto un piacevolissimo invito al riconoscimento delle differenze, alla comprensione dell'alterità. consigliato!
Recensioni
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