A distanza di 40 anni dalla sua incisione esce per la prima volta in LP un'altra delle perle adagiate da tempo sul fondo del Mare Nostrum delle Colonne Sonore del cinema di genere italiano. Il Gatto Dagli Occhi Di Giada del regista Antonio Bido è un tardo italian giallo il cui titolo richiama i thriller zoologici argentiani, ma, come il suo successivo Solamente Nero dell'anno dopo, brilla di luce propria riuscendo ad attirare l'attenzione dello spettatore pur "dovendo" rispettare i canoni e gli standard imposti dal successo delle pellicole di Dario Argento. In questo senso come nei film più di successo del regista romano dove i Goblin giocano un ruolo non secondario, ascoltando il commento sonoro al film di Bido possiamo renderci conto che la stesso discorso vale per le musiche dei Trans Europa Express. Dietro questo nome che richiama i Kraftwerk (il cui quasi omonimo disco è uscito nella primavera del 1977, qualche mese prima del film) si celano Adriano Monteduro (voce e chitarra; noto per il suo disco del 1974 in cui era accompagnato dalla prog band Reale Accademia Di Musica), Glauco Borelli (basso, già negli Alberomotore), il noto compositore toscano Mauro Lusini e il romano Gianfranco Coletta che, oltre ad essere uno dei pionieri della psichedelia made in Italy coi Chetro e Co. è stato anche membro fondatore del Banco Del Mutuo Soccorso; anche lui passò nella formazione della Reale Accademia di Musica ed è tuttora attivo con gli Alunni Del Sole. Il Gatto Dagli Occhi Di Giada è sicuramente un disco figlio delle sperimentazioni legate al prog italiano, ma solamente gli ascoltatori meno attenti e interessati potrebbero liquidarlo come una mera imitazione dei Goblin. La riproposizione ciclica e variata del tema principale (un arpeggio di chitarra che può ricordare i temi di Suspiria e Profondo Rosso miscelato con un basso incalzante e cadenzato e un cantato spettrale) regala all'ascoltatore momenti di paura ogni volta che la puntina del giradischi raggiunge e ritorna, come il misterioso e insospettabile killer vestito di nero, nei luoghi dei suoi delitti. Nel disco non mancano poi intermezzi sonori inquietanti e solo in apparenza "estranei", ma invece funzionali alla costruzione della tensione filmico-sonora: percussioni ossessive, i "classici" carillon, pezzi al pianoforte, urla distorte e misticheggianti, vecchi brani al grammofono e alla radio; così come non mancano momenti di (apparentemente) minor tensione e di tranquillità a base anche di pezzi quasi lounge e meno "gialli", oltre che brani rock più canonici. Copertina in cartone rigido con occhi del gatto forati; innersleeve gialla con foto dal set fornite dal regista Antonio Bido.
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