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Il gioco del suggeritore (2018), l’ultimo romanzo di Donato Carrisi, terzo del fortunato ciclo di Mila Vasquez, è anche quello che più si collega al suo primo e più celebre: quel Suggeritore che qui torna sin dal titolo. Un thriller psicologico imbottito di colpi di scena e tensione adrenalinica più che i precedenti. In questo nuovo scenario l’ex poliziotta Mila Vasquez si è ritirata in isolamento dopo le ultime tragiche vicende. Mila soffre di alessitimia (il cosiddetto analfabetismo emotivo): era questa la caratteristica vincente che l’aveva resa la “cacciatrice di persone scomparse” numero uno. Oggi Mila teme che anche sua figlia Alice, concepita con il Suggeritore dei precedenti romanzi, abbia ereditato buona dose del “buio” genitoriale. Da quando lei ha appeso il distintivo al chiodo, la città attraversa un momento felice. Lo si deve alla giudice Shutton, titolare di quel “metodo Shutton” che sta riportando ordine nelle strade, diminuendo i crimini e sollevando il consenso popolare. A renderle il lavoro semplice ci pensa la coppia di poliziotti Bauer (il biondo e baffuto) e Delacroix (il nero), che hanno già combinato qualche guaio ne L’uomo del labirinto, preso al cinema in un film con Servillo e Hoffman diretto sempre da Donato Carrisi. Senza Mila in campo, a occuparsi del Limbo, la “rognosa” e triste sezione delle persone scomparse, è rimasto solo l’elegante e scontroso amico/collega Simon Berish, in compagnia del solo cane Hitch (di razza hovawart). Tutto fila liscio, fino all’ennesima strage… ma stavolta il killer viene subito preso. La polizia lo chiama “Enigma“, ma la Shutton deve rivolgersi a Mila: vuole convincerla a tornare in attività per scoprire il mistero sull’identità di... ENIGMA!!! “Secondo alcuni psicologi, il rosa placa la rabbia,” così un secondino descrive gli interni verniciati di rosa dell’ultimo piano della Fossa. Ovvero una prigione-grattacielo dove i detenuti vengono divisi per pericolosità man mano che si sale verso l’alto: i colletti bianchi e i più docili ai primi piani, i delinquenti e i criminali seriali ai piani più alti. Al vertice di questo capovolto inferno dantesco ci stanno gli psicopatici, fra cui Enigma. In assenza di reali dati anagrafici, il serial killer muto la cui pelle è interamente ricoperta di tatuaggi (lo stesso individuo riportato in copertina), viene etichettato quasi come uno dei villain più carismatici di Batman, l’Enigmista. Egli è stato rinchiuso in una cella dipinta di rosa che richiama alla nostra mente la stanza rosa in cui la dottoressa Ellie Staple raduna le tre persone speciali “convinte” di essere supereroi nell’istituto mentale di Glass, ultima fatica di M. Night Shyamalan. In effetti è difficile penetrare l’enigma di questo assassino: servono l’empatia e la competenza di una “cacciatrice” come Mila Vasquez (in piena sintonia con i detective di Mindhunter) per entrare nella sua psiche, e scoprire come l’Enigmista non sia un semplice omicida, ma addirittura al livello di Charles Manson, ovvero un “killer subliminale“… uno di quelli che istiga gli altri psicopatici a trovarsi una vittima e a farla fuori. Insomma, un “suggeritore” e, purtroppo per lei, Mila ne ha già incontrato uno: il padre di sua figlia!...
La scrittura è quella tipica di Carrisi. Ma sono d’accordo con alcune precedenti valutazioni: il libro a metà “si perde”, la trama si trasforma in maniera troppo complessa ed inverosimile ed il finale è deludente e lascia anche qualcosa di irrisolto.
Aspettative non soddisfatte per uno scrittore del calibro di Carrisi. La storia parte convincente e con tensione ma si perde a metà del libro rigirando sugli stessi argomenti, cercando una via di uscita.....e poi... e poi... niente...nessun finale a sorpresa, considerazioni dei protagonisti sul bene e sul male. Fine del thriller.
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