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Un bel libro, uno dei tanti scritti in occasione del centenario della Grande guerra ma che ha il merito di raccontare poca vita di trincea, già molto letta altrove, preferendo descrivere -e molto bene- la condizione della famiglia contadina come poteva essere allora. I tre figli maschi della famiglia Moretti ("povera ma per bene") partono entusiasti per la guerra ma ben presto fanno i conti con la realtà. Disillusione, emersione di domande vitali. Molto ben tratteggiati i caratteri del padre Nane, rigido ma capace di piegarsi per il bene della famiglia, e della mamma Ada, piena di saggezza contadina. L'autore inventa una Tregua di Natale nel 1917 sulle rive del Piave: ci sta. Un libro e un autore che, nel panorama della pubblicistica sulla Grande guerra, forse meriterebbero di essere considerati di più.
Ottimo spaccato dell'Italia contadina in guerra, con una graduale presa di coscienza del protagonista sempre alternata al suo quotidiano in trincea. Una storia molto locale (punteggiata di espressioni dialettali) e decisamente universale. Pienamente comprensibile, forse con qualche difficoltà per i dialetti, dai 12 anni. Vera e amara.
Gran bel libro. Uno spaccato asciutto e schietto dell'Italia al tempo della Grande Guerra, che si sofferma su molti aspetti che caratterizzarono quell'epoca: la dura vita dei fanti in trincea, le privazioni subite da soldati e civili, la brutale (e improduttiva) disciplina imposta dagli ufficiali e il disinteresse delle istituzioni, del governo di Roma e delle alte sfere militari verso le tante sofferenze patite da uomini al fronte e popolazione. L'autore scrive bene, colpisce sempre il punto e tratteggia con chiarezza la graduale disillusione del soldato semplice di fronte alla sempre più evidente assurdità della guerra. Silvio e la sua famiglia attraversano l'ordalia bellica e imparano le amare lezioni che essa riserva, sullo sfondo di un'Italia povera, umile e onesta, i cui ritmi di vita vengono scanditi dalla durezza del lavoro e dalla miseria. Ho apprezzato molto l'incisività disarmante con cui l'autore liquida concetti vuoti come nazionalismo, patriottismo e la solita visione propagandistica del "nemico barbaro". La storia insegna. E in questo libro insegna con grande efficacia.
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