L'ho letto in inglese. Il tema ebraico non mi appassiona, perciò ho tenuto questo aspetto in secondo piano. Concentrata sui personaggi, mi sono emozionata con loro. L'atmosfera mi ha catturata.
La grande casa
«Questo libro indica Nicole Krauss come la più probabile erede letteraria di Philip Roth.» - New Yorker Press
«Una performance ad alta tensione... fa trattenere il respiro fino alla fine.» - The New York Times
Nell'inverno del 1972, a New York, Nadia vive reclusa in una casa vuota, a fare i conti con la solitudine dopo un abbandono e con le difficoltà del suo mestiere di scrittrice. L'incontro di una sola notte con un giovane poeta cileno le cambierà la vita: lui decide di tornare in Cile, dove verrà inghiottito dalle carceri di Pinochet, ma lascia in eredità a Nadia un'enorme scrivania, dotata di diciannove piccoli cassetti, uno dei quali impossibile da aprire. Forse è la stessa scrivania su cui sta cercando di mettere le mani da sessant'anni un antiquario di Gerusalemme, nel tentativo di ricostruire, pezzo dopo pezzo, lo studio del padre, saccheggiato dai nazisti a Budapest nel 1944. E per un periodo sembra essere appartenuta anche a un'altra scrittrice, Lotte Berg, fuggita a Londra dalla Germania nazista, che in quei cassettini nascondeva al marito un terribile segreto. Una scrivania che unisce destini lontani, che con la sua ingombrante presenza o la sua insopportabile assenza incarna ricordi, rimpianti e debolezze, e diventa il simbolo di tutto ciò che riusciamo o non riusciamo a trasmettere alle persone che amiamo.
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Autore:
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Collana:
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Edizione:3
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Anno edizione:2018
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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MARIO D'ANDREA 09 aprile 2011
Alcuni mesi fa lessi "La storia dell'amore" dietro suggerimento - entusiastico - di un'amica. Nonostante abbia apprezzato il romanzo, rimasi perplesso per due motivi: l'eccessiva prossimità alle opere (ben più significative) del marito - Jonathan Safran Foer - e lo stile di scrittura, troppo complesso. In questo romanzo ho trovato piena conferma ai miei dubbi. Sganciata dalla magia dell'influsso di Foer, Nicole Krauss si rileva, a mio giudizio, una scrittrice dalle buone intenzioni (in questo caso il ruolo della scrivania, come fulcro attorno al quale si dipanano le storie dei vari personaggi. Idea, per altro, non particolarmente originale), ma incapace di superare gli stilemi troppo complessi (si fa davvero fatica a leggere e, spesso, bisonga tornare indietro di molte pagine per rintracciare il ruolo di un personaggio). Inutilmente verboso, logorroico e senza nemmeno una significativa capacità di coinvolgimento emotivo. Sarà anche considerata una dei 20 migliori scrittori under 40 americani (come si afferma nella promozione del libro) ma, per quanto mi riguarda, ciò che ho letto mi è sufficiente per non dare seguito ad ulteriori letture. Meglio aspettare il prossimo romanzo del marito!!!