Il grande gioco. I servizi segreti in Asia centrale - Peter Hopkirk - copertina
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Il grande gioco. I servizi segreti in Asia centrale
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Descrizione


Che le sorti del mondo dipendano da ciò che avviene in quella vasta zona che oggi chiamiamo Turkmenistan, Tagikistan o Afghanistan è una percezione antica, oggi confermata quotidianamente da guerre, trame e agguati. Una storia, dunque, quanto mai utile da conoscere.

«... grande affresco storico sul Grande Gioco, come lo chiamò Kipling, che impegnò inglesi e russi, per buona parte dell'Ottocento, in Afghanistan, in Iran e nelle steppe dell'Asia centrale. Mentre il grande impero moscovita scivolava verso i mari caldi inghiottendo ogni giorno, mediamente, 150 chilometri quadrati, la Gran Bretagna cercava di estendere verso nord i suoi possedimenti indiani. Vecchia storia? Acqua passata? Chi darà un'occhiata alla carta geografica constaterà che i grandi attori hanno cambiato volto e nome, ma i territori contesi o discussi sono sempre gli stessi. In queste affascinanti "mille e una notte" della diplomazia imperialista il lettore troverà l'antefatto di molti avvenimenti degli scorsi anni in Afghanistan e in Iran»Sergio Romano

«Una delle letture più appassionanti ... Non bisogna lasciarsi spaventare dal fatto che siano oltre 600 pagine. Non dirò che lo si legge di un fiato, ma lo si centellina per sere e sere come se fosse un grande romanzo d'avventure, popolato di straordinari personaggi storicamente esistiti e di cui non sapevamo nulla»Umberto Eco

Davanti al palazzo dell'emiro di Buchara, due uomini in cenci sono inginocchiati nella polvere. A poca distanza, due fosse scavate di fresco, e tutt'intorno una folla sgomenta, che assiste in un silenzio irreale. Non è certo insolito che l'emiro faccia pubblico sfoggio di crudeltà, ma è la prima volta che il suo talento sanguinario si esercita su due bianchi, e per di più servitori di Sua Maestà britannica. La scena non è stata scritta da Kipling, anche se di lì a poco la contesa fra russi e inglesi per i luoghi che oggi chiamiamo Turkmenistan, Tagikistan o Afghanistan avrebbe trovato, nelle pagine di Kim, un nome destinato a durare: Grande Gioco. È invece realmente accaduta una mattina di giugno del 1842, dando inizio a una vicenda che in questo celebre libro Peter Hopkirk ricostruisce nella sua fase più avventurosa, allorché gli ufficiali dei servizi segreti zarista e vittoriano valicavano passi fino allora inaccessibili, cartografavano valli inesplorate, raccoglievano informazioni dalle carovane di passaggio sulla Via della Seta, tramavano complesse alleanze con i khan della regione, rischiando a ogni mossa, come i loro epigoni attuali, di ridestare da un sonno millenario quelli che Chatwin chiama «i giganti addormentati dell'Asia centrale». Che le sorti del mondo dipendano da ciò che avviene in quella vasta zona è una percezione antica, oggi confermata quotidianamente da guerre, trame e agguati. Una storia, dunque, quanto mai utile da conoscere. Ma va aggiunto che nella fase raccontata nel Grande Gioco quella storia era anche il romanzesco allo stato puro – e sarà un intensissimo piacere per chi la ascolta. Molte sono le memorie e i documenti che ne compongono il mosaico, ma occorreva un maestro come Peter Hopkirk per farci seguire in tutte le sue ramificazioni questo strepitoso romanzo a puntate.

Dettagli

Tascabile
7 aprile 2010
624 p., Brossura
9788845924750

Valutazioni e recensioni

  • Nicola Mucchi

    Un libro che tanti dovrebbero leggere e che parla della azioni di spionaggio in Asia degli ultimi tre secoli (e che a parer mio ha ancora riferimenti fortemente attuali) tra la potenza russa degli zar, quella inglese dei whig e tory e le altre potenze europee. Scorrevole e di piacevolissima lettura allo stesso tempo tanto da , lo consiglio fortemente a chi intende sapere di più sulle azioni politiche propagandistiche e militari che noi europei abbiamo intrapreso nel Medio ed Estremo Oriente. Bellissimo!

  • Antonio Tricarico

    Molto giustamente Eco (in quarta di copertina) invita a leggere “Il Grande Gioco” come un romanzo d’avventure, popolato di straordinari personaggi storicamente esistiti e di cui non sapevamo nulla. Pur essendo infatti storicamente ineccepibile (per quanto possa capire) non è certamente un libro di storia, mancando un'ampia contestualizzazione dei fatti, una visione strategica degli stessi e l’analisi delle “forze profonde” che muovevano l’impero zarista e quello britannico. Se letto come libro di storia, presenterebbe quindi i pregi e i difetti di una cronaca (in cui la selezione e la presentazione degli episodi e dei protagonisti è per di più piuttosto unilaterale) e dimostrerebbe come una mera esposizione fattuale possa essere poco significativa, se non addirittura trarre in inganno, rispetto a strategie, obiettivi e intenti di una nazione. Letto come romanzo storico d’avventura, invece, ha un fascino indubbio. Non fosse altro per l’affresco romantico dei penultimi scampoli di un’epoca in cui l’avventura era davvero tale, e chi l’affrontava poteva anche cambiare i destini di un impero - se non più fondarne uno.

  • ANDREA PUJATTI

    Libro molto bello e ben scritto. La recensione di Umberto Eco riportata sul dorso del libro mi aveva lasciato perplesso, ma è assolutamente centrata: pur essendo un libro storico di 600 pagine, si legge come un bel romanzo d'avventura, ricco di personaggi affascinanti. L'unica riserva riguarda la tendenza eccessiva a lodare e magnificare l'operato dei britannici (è scritto da un inglese) nonostante il loro atteggiamento imperialista non sia sempre stato positivo, trasparente e corretto. Aiuta a comprendere perché l'Afghanistan è tuttora una terra contrastata e oggetto di conquista.

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