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Anno edizione: 2015
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La particolarità di questo romanzo di Simenon, piuttosto breve in effetti (e qui potrebbe essere il suo unico difetto), è che la storia, quella profonda, quella risolutiva, non viene raccontata, affiora appena da qualche immagine buttata lì, oppure si svela di riflesso ad azioni di apparente poco conto. Un gioco di rimandi dunque, dove lei, l’assoluta padrona anche della scena, si muove come un gatto, sempre sicura, mai titubante. Non un solo momento di turbamento si legge sul volto o nell’anima della vedova Pontreau. E sarà un’altra donna a bilanciare la figura dispotica della protagonista, una domestica un po’ squilibrata, che vive di grandi agitazioni, di rabbie, di scoppi e che si proporrà come il suo alter ego a voler confermare la presenza del doppio, firma immancabile del Simenon romanziere.
bellissimo romanzo, molto coinvolgente, questo autore è tra i miei preferiti
Se uno dice George Simenon dice giallo e "Il Grande Male" del genere giallo/noir ha le tinte, seppure in modo atipico. Sin da subito infatti si svela l'identità del colpevole dell'omicidio che dà avvio alla vicenda; perché quello che Simenon intende fare con questo suo piccolo gioiello letterario non è far giocare il lettore con indizi e ricerche, bensì dipingere ancora una volta il ritratto cupo, spietato e realistico di una piccola realtà di provincia e della natura spesso ambigua e venefica dei rapporti umani, quelli familiari in primis, che ne compongono il tessuto sociale. Romanzo quasi tutto femminile, con una galleria di personaggi sui quali spicca per freddezza, spregiudicatezza e capacità di regia la vedova matriarca di casa Pontreau, madre opprimente che muove i fili delle vite delle sue povere tre figlie. Su ogni pagina aleggia un senso di attesa spasmodica, di inquietudine, una sorta di brivido elettrico in cui si riverbera l'ansia crescente provata dai personaggi della storia e che contagia il lettore. La vecchia domestica a ore sembra quasi torturarci con il suo aggirarsi furtivo davanti alla casa delle Pontreau, perennemente in bilico tra il minacciare di spifferare a tutti la verità circa ciò che crede di aver visto e la paura di subire ritorsioni; e che dire del tormento delle giovani Hermine, Gilberte e Viève, che vivono nel dubbio di aver intuito una verità troppo pesante da sopportare? Gli uomini appaiono come un contorno, quasi fossero bambini che cercano di penetrare nei misteri di un mondo femminile il cui accesso è però a loro precluso, restando trincerato come un convento inviolabile. La tensione intanto continua a salire, diventa insostenibile, cerca uno sfogo, un punto di rottura, un colpo di scena che la faccia esplodere, ma nulla accade. Perché la provincia descritta da Simenon ha questa come sua caratteristica inossidabile: l'essere un piccolo mondo di pietra immutabile, retto da proprie leggi, che resiste agli urti di ogni rivoluzione.
Recensioni
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Al centro di questo romanzo si staglia – occhiuta, dispotica, orgogliosa – una figura femminile tra le più memorabili delle tante che Simenon ci ha regalato: quella della signora Pontreau.
I romanzi di Georges Simenon sono opere d’arte totali, rappresentano un vero e proprio modello di stile. Non è solo il romanzo in sé - la trama, le atmosfere, la scrittura – ma anche la qualità dell’edizione Adelphi a conferire a quest’opera un’aura speciale. I testi della quarta, ad esempio, le note all’edizione, la traduzione, la copertina: ciascuno di questi elementi contribuisce ad alimentare il mito di Simenon, che a questo punto, lo diciamo con certezza, va ben oltre la fama del suo Maigret.
Come si legge a margine della quarta di copertina, la casa editrice Adelphi pubblica i romanzi di Georges Simenon esattamente da trent’anni: il primo Lettera a mia madre è del 1985. Il grande male appartiene a uno dei periodi più fertili della produzione di Simenon, il 1933, lo stesso anno in cui scrisse Il fidanzamento del signor Hire, Colpo di luna, La casa sul canale, Le finestre di fronte, non a caso, dunque, il personaggio intorno al quale ruota il romanzo, la signora Pontreau, è uno dei più riusciti della sua produzione.
La storia si svolge in una fattoria isolata, in riva al mare, tra Esnandes e La Pallice, durante i giorni della trebbiatura. In quel periodo la fattoria della giovane coppia di sposi, Gilberte e Jean Nalliers, si popola di braccianti, chiamati per portare a termine i lavori agricoli. Anche la madre di Gilberte, la signora Pontreau e le figlie Hermine e Geneviève, si trasferiscono per qualche giorno alla fattoria: nessuno come la vecchia vedova è capace di gestire la casa e organizzare i pasti per tutti i braccianti accorsi alla fattoria. È una donna volitiva, imperiosa, perfino crudele, che arriva, seppur con una calma irreale, a disfarsi del genero soggetto a frequenti crisi epilettiche.
Come i contadini di una volta, che non esitavano a soffocare i gattini di una cucciolata troppo numerosa, così la signora Pontreau risolve il problema di Jean Nalliers, "un buono a nulla", gettandolo fuori dalla finestra, nel cortile dei maiali. Il delitto, che sembra quasi ordinario e che si consuma in apertura del romanzo, darà avvio a una spirale di sospetti, rancori e soprattutto nuovi delitti.
George Simenon, con la “crudele esattezza che è solo sua”, ci offre una nuova tappa alla scoperta della bestialità umana, lungo la sua sorprendente galleria di ritratti.
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