Il grande racconto delle crociate - Franco Cardini,Antonio Musarra - copertina
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Letteratura: Italia
Il grande racconto delle crociate
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Descrizione


Un potente affresco che tesse in un’ampia narrazione una storia della crociata che, come idea e fatto, giunge fino ai giorni nostri.

«Un ampio volume ricco di illustrazioni dalla narrazione scorrevole che, allargandosi rispetto ai confini cronologici tradizionali, raggiunge la contemporaneità»La Lettura

«Mi raccontò l’emiro Husam al-Din: il re di Francia era un uomo savio e assai intelligente; e in una delle mie conversazioni io gli dissi: “Come è mai venuto in mente a Vostra Maestà, con tutta la virtù e il senno e il buon senso che vedo in lui, di montare su di un legno, cavalcare il dorso di questo mare, e venire in questo paese così popolato di musulmani e di truppe, nella convinzione di poterlo conquistare e farsene signore?”. Quest’impresa è il maggior rischio cui poteva esporre se stesso e i suoi sudditi. Il Re sorrise e non rispose. “Nella nostra legge – aggiunsi – per chi percorre più volte questo mare, mettendo a repentaglio la sua persona e il suo avere, non è accolta come valida la sua testimonianza in giudizio”. “E perché?”, domandò il re. “Perché da quel modo d’agire noi deduciamo che sia deficiente di senno, e di chi è deficiente di senno non si conviene accogliere la testimonianza”. E il re, di rimando, con un sorriso: “Perdio, bene ha detto chi ha detto così, e non ha errato chi così ha giudicato”.» - Ibn Wa?il, metà XIII sec.

All’inizio ci sono i pellegrini, i crucesignati diretti a Gerusalemme che recano cucita o ricamata sulla spalla, sul petto, o sulla bisaccia, una croce. La crociata è stata iter, peregrinatio, passagium: spedizione militare, viaggio religioso, itinerario marittimo. Se ai tempi della prima spedizione (1096-99) la volontà di liberare dall’occupazione musulmana le terre in cui era vissuto Gesù si accompagnò a un grande fervore religioso, in seguito altri fattori decisivi motivarono le campagne militari in Terrasanta. Per le repubbliche marinare, la possibilità di ottenere il controllo strategico di rotte e porti mediterranei; per il papato, di aumentare il proprio prestigio; per i sovrani laici, di liberarsi di folle insofferenti e aristocratici riottosi; senza contare il desiderio di avventura, molto sentito nella società feudale, e il richiamo dei tesori d’oriente. Fede, interesse economico, attrazione per l’ignoto spingono dunque l’Europa cristiana in Oltremare. Più tardi la crociata diventerà lotta all’eresia, strumento di controllo politico, atto di difesa dell’antemurale balcanico e mediterraneo-orientale contro le offensive ottomane, custodia maris contro i corsari barbareschi, impegno di cristianizzazione del Nuovo Mondo. Un potente affresco che tesse in un’ampia narrazione una storia della crociata che, come idea e fatto, giunge fino ai giorni nostri.

Dettagli

7 novembre 2019
528 p., ill. , Rilegato
9788815285232

Valutazioni e recensioni

  • GIOVANNI FONTANA

    Sprofondare nella Conoscenza da' sempre nuova luce alla mente. Introduzione e Primo Capitolo letti - riga per riga - per l'infinita' di concetti descritti, tantissimi di fior di conio. Se davvero si vuole leggere questa magnifica, esauriente e balcanica opera che degnamente definirei la Treccani sulle Crociate, occorre fare così. Prima occorre preparare il lettore - non sempre al corrente di tutto - del perimetro e del contenuto generale entro il quale si svolgerà la storia, se no si corre il rischio che la lettura delle epoche storiche diventi qualcosa di consecutivo e non conseguente. D'un balzo dal secondo al quarto capitolo la lettura diventa sempre più veloce al seguito delle veloci trasformazioni politiche in Terrasanta, con un accento particolare alle Desiderata di Genova, fulcro di ogni possibile impresa oltremare, tra meriti, pochi se rapportati allo scopo di ricristianizzare, con la violenza, terre abitate quasi esclusivamente da arabi mussulmani infastiditi, ma non per questo ostili, inizialmente, ai nuovi arrivati che, molto spesso, ne diventeranno complici in mal'affari di ogni genere. Ricordiamo terre strappate, da tempo, al culto ebraico di Jahve, più propriamente legittimo rispetto a quello di Cristo di esportazione-importazione, a seconda del grandangolo utilizzato per vedere una Buona (?) Novella (?) dai primi respinta, dai secondi imposta. I Cristiani d'Occidente - non quelli d'Oriente già presenti con piccole comunità religiose e non interessati al controllo diretto sul territorio con entità statali - erano solo intenzionati ad assoggettare queste terre dai nomi altisonanti a Principi, sempre d'Occidente, in cerca di corone da cingere. Stati feudali autoproclamatisi indipendenti senza nessuna legittimazione da parte di imperatori o papi, difesi da Ordini Religiosi composti da cavalieri guerrieri pronti a uccidere in nome di Dio..........

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