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Confermo i pregi segnalati nella precedente recensione : unico difetto,per me abbastanza grave,i caratteri tipografici non sono netti bensì sfumati e rendono la lettura alquanto faticosa.Vorrei sapere se è successo solo alla mia copia
Volume inizialmente pubblicato nel 1977 dall'Einaudi e mai più ristampato, tanto da generare accanite cacce librarie nel circuito antiquario e far schizzare le poche copie disponibili a prezzi sinceramente spropositati. Si tratta, sic et simpliciter, dell'unica edizione italiana dell'intero corpus dei commentari di Procopio alle guerre giustinianee, presentati dal curatore Marcello Craveri in una traduzione moderna di esemplare asciuttezza. Per intenderci, l'edizione della Garzanti della sola Guerra gotica si avvale ancora della traduzione ottocentesca di Domenico Comparetti, certamente esemplare per l'epoca in cui venne approntata ma oggi di intelligibilità ben poco immediata in molti dei suoi passaggi. Sull'importanza storica della fonte mi soffermerò poco; per quanto il tono encomiastico del De aedificiis e quello complessivamente positivo sulla figura dell'imperatore veicolato dalle Guerre abbia fatto insorgere più di un sospetto sull'attendibilità di Procopio, nel momento in cui queste opere vengano accostate al tono virulentemente diffamatorio delle Carte segrete, lo storico di Cesarea rimane pur sempre imprescindibile nello studio del regno di Giustiniano, costituendone uno dei due massimi cronisti contemporanei assieme ad Agazia Scolastico. E, contrariamente a quest'ultimo, relegato alla oscura pratica di avvocato nella capitale, Procopio fu lungamente segretario personale del generale Belisario e testimone oculare di molte delle campagne descritte, di cui ci ha lasciato resoconti dettagliati e di grande vividezza. Storico non spassionato, lontano dall'acume analitico sui processi del potere di Tucidide o Tacito, ma nondimeno cronista di grandissimo talento letterario di un periodo cruciale della storia europea.
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