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Non tra i migliori film di Nanni Moretti, a mio parere. La vena e, forse, le urgenze dei decenni scorsi sono mutate. Ma lascia sempre spunti per riflettere ed amare il suo cinema. Breve postilla: il livore del signore qui sotto deve avergli fatto inghiottire un flacone di luoghi comuni! Keep it calm!
Il tentativo era enorme, coraggioso, complicatissimo da gestire con equilibrio. E infatti Nanni Moretti con Habemus Papam ha realizzato un film tanto affascinante quanto incompiuto. A mancare principalmente è soprattutto un vero e proprio legame tra i due protagonisti della vicenda narrata, e soprattutto tra quello che rappresentano. Il regista con notevole lucidità e senso estetico - il film nella prima parte è bellissimo da vedere - mette in scena la vicenda personale di Melville (Michel Piccoli) uomo di fede che, eletto Papa, non riesce a sopportare il peso di tale responsabilità e tracolla a livello psicologico. A quel punto viene chiamato uno psicanalista (Moretti) che vorrebbe tentare di aiutarlo prima di tutto con la sua scienza. Dato questo spunto potenzialmente esplosivo, la sceneggiatura poi però non mette mai veramente a confronto i due personaggi, lasciando che ognuno di loro sviluppi il proprio discorso senza che ci sia una comparazione esplicita tra le due parti. L'esplorazione del percorso interiore di Melville, che dovrebbe essere la parte portante del film, a conti fatti forse è quella più debole: la vita interiore di quest'uomo viene cioè mostrata con poesia ma non delineata in maniera chiara. Alla fine il percorso umano ed emotivo di Melville viene più accennato che realmente affrontato. Moretti invece nel suo rapporto con gli altri vescovi del Conclave dietro la superficie della commedia tenta di far passare con forza una visione della Chiesa che ha bisogno di maggiore apertura con l'esterno, con i tempi che sono cambiati, con le influenze sia sociali che mentali di una società aperta. Tale messaggio, raccontato all'inizio con momenti davvero spassosi e con una finezza esemplare, non viene però concluso con una presa di posizione decisa, e col procedere della storia perde anch'esso la sua spinta propositiva. Moretti pare trattenersi, cercare un tono conciliatorio, e questo frena senz'altro la spinta propositiva del suo cinema. Un vero peccato!
Soggetto e sceneggiatura decisamente interessanti, Michel Piccoli da oscar e poi il solito Nanni Moretti da...gabibbo
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