Un viaggio unico e irripetibile che, valicando montagne, superando steppe e deserti, attraversando mari e oceani, rivela connessioni trasversali, comunanze di sentire e contatti in territori distantissimi.
“L’ipotesi che il Dio padre di tutte le religioni monoteiste fosse stato in origine una Dea Madre iniziò a delinearsi dopo la scoperta delle prime veneri paleolitiche, dove il corpo femminile era sentito come centro di forza divina. Proprio in quel momento, tra paleolitico medio e superiore, si pensa si siano verificati nello spirito e nella coscienza dell’uomo, determinati mutamenti di struttura della psiche. Alla fase dell’inconsapevolezza si contrappone una sorta di pulsione che gli specialisti oggi attribuiscono a un rapido evolvere della coscienza. Nasce un concetto di religiosità. L’uomo aveva scoperto di avere un’anima.” - Giancarlo Ligabue
Gli albori della cultura figurativa antropomorfa, i miti fondativi dell’umanità, la rappresentazione del potere, sia esso di fecondazione, divino o eroico: tutto questo è Idoli. Curato da Annie Caubet, grande archeologa ed emerita del Musée du Louvre, e pubblicato in occasione della mostra veneziana, Idoli (dal greco eídolon che significa immagine) propone un viaggio nel tempo e nello spazio per scoprire le raffigurazioni tridimensionali del corpo umano create da artisti che vissero e lavorarono nel periodo compreso tra il 4000 e il 2000 a.C., dalle prime immagini ancora ambigue e dalla dubbia interpretazione, nel Neolitico, alla loro evoluzione nell’Età del Bronzo. I reperti presentati provengono da una vasta area geografica che si estende da Occidente a Oriente, dalla penisola iberica alla valle dell’Indo, dallo stretto di Gibilterra ai confini dell’Estremo Oriente. Oltre a essere un tributo a Giancarlo Ligabue, i cui molteplici interessi culturali sono riflessi nel volume, questo viaggio consente di individuare, anche attraverso il confronto tra le varianti locali di questi manufatti, i numerosi tratti che popoli di regioni lontane avevano in comune.
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