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Anno edizione: 2018
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Ho già mandato la recensione ma mi sono accorta di un refuso, questa è quella corretta: Alcuni secoli fa Cartesio, per ripartire da una certezza, mise un uomo a pensare al centro di una stanza, solo e dimentico di essere nato di donna e di avere avuto un’infanzia. Tra i suoi interlocutori, vennero dimenticate alcune donne di genio, come Margaret Cavendish ed Elisabetta di Boemia, che gli scriveva: “Confesso che mi sarebbe più facile concedere la materia e l’estensione all’anima, che la capacità di muovere un corpo e di esserne mosso a un essere immateriale”. Per rendersi conto che la condizione del corpo influenza non meccanicisticamente la capacità di pensare ci son voluti secoli. Oggi assistiamo a una ricca discussione sull’errore di Cartesio, a partire da Damasio e altri neurobiologi. Hustvedt ripercorre con piglio saggistico alcuni nodi della discussione sulla mente e il corpo, la coscienza e le emozioni, le conquiste scientifiche e i cedimenti dei ricercatori a vanità e scorciatoie, quando non addirittura a pregiudizi dozzinali, nei cui confronti propone affondi stranianti; e, riprendendo Whitehead e Kuhn, mostra come non ulteriormente eludibile per gli scienziati una riflessione filosofica sui fondamenti delle loro ricerche. Peccato che la traduzione italiana non sia sempre ineccepibile: ma il lettore attento può operare lievi correzioni e riconquistare per il piacere dell’intelligenza il filo del percorso di Siri Hustvedt.
Una delle opere più interessanti che io abbia mai letto. Affronta argomenti per nulla banali in modo rigoroso e al contempo scorrevole, regalando una piacevolissima lettura tramite molteplici punti di vista. Ottimo per chiunque, che sia appassionato di neuroscienze, psicologia, filosofia, letteratura, o anche per un semplicissimo non addetto ai lavori totalmente novizio all'argomento. Da leggere
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