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Altro pilastro nella produzione dei Nirvana. Altro album imperdibile per chi cerca pezzi di storia della musica.
"In Utero" è l''ultimo album dei Nirvana, il testamento artistico di Kurt Cobain. Un album fatto di muri sonori granitici, grida strazianti e sussurri, sezioni ritmiche ossessive e tanta, infinita, umanità. Un successo evergreen grazie anche alla presenza di brani immortali come "Heart Shaped Box", "All Apologie"s e "Rape Me" (il mio brano preferito della band) che hanno veicolato ininterrottamente la diffusione del disco, tanto che oggi, nonostante i suoi tanti anni, "In Utero" suona ancora benissimo, attuale e per nulla stanco. Una pietra miliare del rock da avere assolutamente.
Non fu un album facile, “In Utero”. Animo inquieto e punk, Cobain intendeva allontanarsi dagli stilemi più accattivanti che lo avevano incoronato rockstar più importante del pianeta. L’abrasiva produzione di Steve Albini, cardine del noise USA e produttore di band venerate da Cobain come Pixies e Jesus Lizard, non fu casuale. Gli scazzi con la Geffen ( che impose il rimixaggio di un paio di brani), il tormentato rapporto con la moglie Courtney Love, l’endemica tristezza che si portava dentro, la faccia oscura e il prezzo del successo: tutto questo confluì in un album schietto e malato, caratterizzato dalle migliori liriche mai scritte dal ragazzo di Aberdeen, contenenti spesso foschi presagi di quella fucilata che ne avrebbe presto terminato l’infelice esistenza (“You can’t fire me because I quit”, “Look on the bright side is suicide”.
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