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L' incredibile storia di un cranio - Giuseppe Bonaviri - copertina
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L' incredibile storia di un cranio - Giuseppe Bonaviri - copertina
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Descrizione


"L'incredibile storia di un cranio" racconta, fra fantasia e scienza, la storia di una biologa catanese che cerca, insieme a un collega cretese, di fondere un fiore e un volatile. In questo romanzo, si mescolano elementi scientifico-realistici ed elementi fantastici eppure legati ad un modo di vita tradizionale, rurale. Con una nota di Salvatore Silvano Nigro.
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Dettagli

2006
15 giugno 2006
146 p., Brossura
9788838921148

Valutazioni e recensioni

4/5
Recensioni: 4/5
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Renzo Montagnoli
Recensioni: 5/5

L’ultimo romanzo scritto dal grande autore siciliano, scomparso nel marzo di quest’anno, ha il sapore di un testamento, un messaggio forte, a futura memoria, con cui lui, che era medico, mette sull’avviso l’umanità sui limiti etici del progresso scientifico. Se con La divina foresta aveva immaginato la creazione della vita, con L’incredibile storia di un cranio ci parla della sua fine. Il libro inizia in un’atmosfera lucreziana, in un’idilliaca natura, in cui la flora e la fauna, in quest’ultima compreso l’uomo, sembrano vivere in un’armonia perfetta, in un equilibrio tale da ristorare l’animo, perché il creato, frutto di un caos che ai nostri superficiali occhi può apparire imperfetto, è invece quanto di più attentamente realizzato ci sia dato di conoscere. Purtroppo l’essere umano è l’elemento disgregatore, colui che, grazie a un’imparziale conoscenza, crede di sapere tutto o quasi e di poter fare tutto o quasi. Così nella società descritta da Bonaviri, caratterizzata dall’invecchiamento della popolazione, che aumenta oltre ogni limite il ricorso alle risorse, si provvede temporaneamente a un’eutanasia attiva, sopprimendo gli anziani, in quanto non più utili al sistema, ma al tempo stesso si ricerca, si sperimenta, si elabora per arrivare, tramite clonazioni, a una nuova specie di esseri umani, in parte vegetali, con la funzione specifica di addormentare le passioni eccessive degli altri uomini, intorpidire i sentimenti, anche quelli negativi, provocando un generale appiattimento della qualità della vita. Pur nella vicenda fantastica, il messaggio di Bonaviri è chiaro: può l’uomo, con la sua scienza, andare oltre la natura? E se lo fa, quali saranno le conseguenze? Le risposte sono nel finale del romanzo, apocalittico. L’incredibile storia di un cranio finisce con il diventare così la credibile storia di un’umanità che volle elevarsi su tutto e che si illuse che per essa nulla fosse impossibile. La lettura è certamente più che raccomandabile.

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Subhaga Gaetano Failla
Recensioni: 5/5

L'apparire d'una nuova opera di Bonaviri rappresenta per me il rinnovarsi d'una gioia. Leggendo "L'incredibile storia di un cranio" ho provato ancora la felicità che la scrittura può comunicare; ma anche un profondo senso di nostalgia: Bonaviri ricerca una armonia perduta, sa trasmette l'immensa compassione per tutti gli uomini in cammino verso la conoscenza della realtà. E lo fa con una originalità tutta sua; considero un grande errore accostare Bonaviri alle narrazioni new age o paragonarlo a un Coelho di casa nostra. Suppongo che l'espressione di tali giudizi sia influenzata da una sorta di corruzione del senso estetico, dovuta alla fruizione di troppi prodotti "artificiali", e sia dettata inoltre da un errore nella scelta prospettica: quando si guarda un quadro si deve scegliere la giusta distanza dal dipinto, la prospettiva corretta d'osservazione. Ho letto "L'incredibile storia" con lo sguardo adeguato alle opere di Bonaviri, conoscendo già molti suoi libri. Ho letto più volte alcuni dei brevi capitoli di questo ultimo romanzo anche ad alta voce, come nenie che mi accompagnavano in un territorio fertilissimo, quel territorio che si situa nello spazio che sta tra la veglia e il sonno, pullulante di visioni. "L'incredibile storia" narra ancora una volta del tentativo di trascendere la morte, dell'aspirazione all'armonia cosmica. Bonaviri racconta la sua storia con la poesia e la tenerezza di cui è tanto capace. Consiglio caldamente la lettura di questo libro, ma voglio indicare almeno altre quattro opere di Bonaviri, le prime tre di narrativa, la quarta di poesia: "Notti sull'altura", "La divina foresta", "Il vicolo blu", "I cavalli lunari". Dice Italo Calvino a proposito di "Notti sull'altura": "...il piacere di maneggiare materiali verbali e visuali lussureggianti basta ad assicurare la felicità di questo libro così insolito." Dice Giorgio Manganelli a proposito di "La divina foresta":"...un infinito itinerario comporta infinite perdite, la conoscenza dell'addio come struttura segreta del mondo..."

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Hektor Rottweiler
Recensioni: 2/5

Anemico e pretenzioso, viziato da una scrittura enfatica irta di maniere e preziosismi, di ridondanze e scadimenti infantili. E' l'opera di un 82enne, ma ci sono pagine che non verrebbero perdonate a un ginnasiale! E non tanto per inspiegabili sciatterie come "sugli arenili dell'oceano le cui onde vi battevano contro [vi = gli arenili!]" (p. 74) o "in quanto era uso colà" (p. 90), ma per l'inverosimiglianza delle situazioni, che non ha niente a vedere con il realismo magico o non magico, ma con la capacità di strutturare e motivare una situazione convincente. Gli amatori non lo sanno fare, gli scrittori sì. E qui, dispiace constatarlo, siamo nel dilettantismo. I protagonisti stanno al ricercatore universitario come Indiana Jones sta al professore di archeologia. Ne converranno i giovani proletari accademici di oggi, che difficilmente trovano all'IKEA letti rotondi girevoli per dormire in sintonia con gli astri... Mai un'osservazione giusta e originale, mai un guizzo di stile che convinca: sempre e solo lo sciroppo stucchevole di dialoghi new age, perchè tutti qui parlano come da una trance mistica. Paolo Coelho de noantri? Irritante è infine il siculocentrismo di Bonaviri, che si inventa un Massachusetts fatto a immagine e somiglianza delle campagne catanesi, curato da giardinieri pugliesi e dove un personaggio su due ha qualcosa a che fare con l'Italia. Fiato corto? Tastiera a una sola ottava? Magari poi è una provocazione, per carità... Un po' come le storie di parenti, zii e cugini che saltano fuori inattese ogni due pagine. Alla fine, a volo d'uccello, il libro quasi quasi risulta simpatico nella sua stramberia, ma visto da vicino strappa un gemito a ogni paragrafo. Magari poi fosse questione di spunti buoni realizzati male... Sono proprio le trovate di fondo, nella loro pretesa di assomigliare a delle idee, ad afflosciarsi immediatamente. Unico aspetto VERAMENTE ottimo: il lessico tecnico botanico, ornitologico e medico, magnificamente differenziato e preciso.

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Recensioni

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Giuseppe Bonaviri

(Mineo, Catania, 1924 - Frosinone 2009) scrittore italiano. Medico cardiologo, ha scritto numerosi romanzi in cui rappresenta il piccolo mondo paesano della sua terra, cogliendo la dimensione magica della natura: Il sarto della stradalunga (1954), Il fiume di pietra (1964), Notti sull’altura (1971), L’enorme tempo (1976), Novelle saracene (1980), L’incominciamento (1983), È un rosseggiare di peschi e d’albicocchi (1986), Silvina (1997), Vicolo blu (2004), L’incredibile storia di un cranio (2006). Ha anche pubblicato raccolte di poesie: Il dire celeste (1976), O corpo sospiroso (1982), L’asprura (1986), I cavalli lunari (2004). Del 2006 è Autobiografia in do minore. Racconto di scoordinata sopravvivenza.

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