L'agire sociale è un tema elettivo delle scienze umane e sociali. Di esso quindi si occupano, a vario titolo, discipline come la psicologia, la sociologia, il diritto, la linguistica, l'economia, le scienze dell'educazione, la riflessione interdisciplinare sull'organizzazione e molte altre ancora. Non è raro trovare testi che presentano diverse teorie per lo studio dell'agire sociale, con un'attenzione multidisciplinare, ma è raro leggere libri, come questo, in cui diverse teorie, di diverso ambito disciplinare, sono accomunate dal punto di vista epistemologico, al di là delle ovvie differenze lessicali. Il fatto che alcuni dei saggi raccolti nella curatela considerino l'azione come centro di attenzione, mentre altri richiamano il lettore sul concetto di attività, non significa quindi che si stia parlando di cose diverse; il tema è sempre l'agire sociale. Per le teorie che si rifanno al concetto di azione, il punto di partenza è dato dalla celebre definizione di Max Weber: un fare, un tralasciare o un subire, considerato nel corso temporale, intenzionalmente dotato di senso da colui che agisce, riferito agli atteggiamenti, presenti, passati o futuri, di altri individui. Le teorie dell'attività fanno invece riferimento innanzitutto a Lev S. Vygotskij e Michail M. Bachtin: l'attività non si esaurisce in ciò che si fa, nell'azione realizzata, ma comprende anche ciò che non si fa; è la storia, possibile o impossibile, dello sviluppo del soggetto nei suoi rapporti con le cose, cioè con gli oggetti che deve realizzare, e con delle altre attività, dello stesso soggetto o di altri, rivolte a quei medesimi oggetti. I saggi contenuti nella pubblicazione coprono una vasta area di argomenti specifici intorno all'agire sociale, rendendola così appetibile a un pubblico molto eterogeneo; per fare solo alcuni esempi: si tratta del corso dell'azione sociale e delle sue conseguenze nel loro rapporto specifico con la regolazione e il potere; del ruolo del pensiero e del linguaggio rispetto all'attività di lavoro; della socializzazione come regolazione dell'agire sociale, tra autonomia e eteronomia; del lavoro d'organizzazione delle attività professionali; del rapporto tra apprendimento organizzativo e strutturazione organizzativa; degli sviluppi nel diritto del lavoro in relazione a più ampi cambiamenti sociali, economici, culturali e politici di lunga durata; e ancora: della razionalità tecnica delle azioni, della ri-produzione di routine organizzative, della capacità dei soggetti nel lavoro organizzato di affermare i propri punti di vista e interessi anche entro configurazioni sociali fortemente asimmetriche. In ciascun saggio, ogni autore espone, in modo chiaro e sintetico, il proprio percorso di studio. Nella prima parte, gli studiosi più anziani, Yves Clot, Daniel Faïta, Bruno Maggi e Gilbert de Terssac, presentano le loro teorie che si trovano a un livello più avanzato di elaborazione. Nella seconda, nove studiosi più giovani illustrano le proprie ricerche ispirate alle teorie presentate nella prima parte. A parte questa differenza, tutti i capitoli seguono lo stesso, originale, schema espositivo. Innanzitutto, sono esplicitate le basi delle proprie teorie e ricerche empiriche, cioè i principali riferimenti alle riflessioni esistenti in letteratura. Successivamente, sono indicati gli sviluppi originali che derivano dalla propria costruzione. Solo dopo aver illustrato il proprio punto di vista si prendono in considerazione le teorie alternative relative al medesimo oggetto di studio, che muovono da prospettive epistemologiche diverse. Seguendo questa struttura, il testo affronta temi centrali per le discipline coinvolte, ad esempio: il rapporto tra analisi del lavoro, pensiero e linguaggio nei servizi di inserimento, orientamento e transizione professionale; il rapporto tra cambiamento tecnologico e organizzativo nell'ambito della progettazione industriale o con riferimento agli strumenti e alle tecniche di intelligenza artificiale e di supporto alle decisioni; il rapporto tra formazione e analisi del lavoro con riferimento al mestiere degli insegnanti; il contributo della contrattazione collettiva del tempo di lavoro alla strutturazione delle imprese. La coerenza interna è un'importante caratteristica dell'opera. Le teorie presentate convergono, verso un comune modo di intendere l'azione e l'attività. Inoltre, convergono verso una comune finalità: quella di "far parlare" una concezione dell'agire sociale, una via epistemologica alternativa all'oggettivismo e al soggettivismo, che è presente da tempo nel dibattito delle scienze umane e sociali (come minimo dalla Methodenstreit di fine XIX secolo), ma che tuttavia è misconosciuta da molti (volontariamente o meno). Tale concezione guida le teorie a distinguere diversi aspetti nei processi esaminati a fini di analisi, ma nel contempo ad assumere che in concreto essi non siano separabili, che ricorsivamente si influenzino a vicenda nella storia di sviluppo dell'azione e del soggetto, senza che nessuno di essi prevalga o preceda gli altri. L'aspetto dell'agire, di volta in volta considerato in modo prioritario rispetto agli altri, e la direzione dei rapporti di influenza, approfondita in ciascuna di queste riflessioni, sono sempre il frutto di una scelta del ricercatore, orientata a dei valori. Per queste ragioni, l'eterogeneità disciplinare, degli aspetti dell'agire considerati, delle domande e ipotesi di ricerca proposte si ricompongono in un quadro epistemologicamente coerente, in cui il lettore può individuare, in base anche ai suoi interessi, delle chiavi di lettura unitarie tra i vari saggi. Le teorie presentate nel volume, in particolare quelle più mature, possono quindi combinarsi in un quadro ricco e unitario, un potenziale strumento utile per una riflessione sull'agire sociale, nonché un intervento consapevole sulle pratiche sociali, in grado di evitare vecchi e più recenti dilemmi che insorgono sempre quando si separano e reificano gli aspetti dell'agire, senza sapere poi come ricongiungerli. Il volume è ovviamente privo di "conclusioni": al pari delle teorie che lo compongono, è un testo che apre a nuovi discorsi, nuovi percorsi di ricerca, pur basandosi su riflessioni consolidate, alcune delle quali di grandi autori classici. Il lettore può partire dall'interpretazione dei diversi aspetti dell'agire sociale qui esaminati per rielaborare il proprio personale punto di vista. Per far ciò, vengono in aiuto importanti indicazioni del curatore nell'introduzione, la più importante delle quali forse si può così sintetizzare: la terza via epistemologica, riconosce i soggetti agenti come protagonisti della propria storia, individuale e collettiva. Ignorati dal determinismo strutturalista dell'oggettivismo, totalmente annullati nelle conseguenze non intenzionali del soggettivismo, i processi di azione e decisione intenzionali e (limitatamente) razionali rappresentano qui il centro delle analisi, che portano così a comprendere, e forse a governare, l'incessante mutamento sociale. Ylenia Curzi
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