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Avrei volentieri evitato di leggere "Io sono con te" se non mi fosse stato prestato e raccomandato, l'argomento trattato è spinoso e si rischia di restare delusi al primo accenno di ipocrisia, ma Melania Mazzucco in questi anni ha colmato tutte le lacune che penalizzavano "Un giorno perfetto". Non c'è un filo di retorica in questa memorabile storia vera, senza mai indulgere in particolari scabrosi la penna trascrive il racconto della protagonista svelandone gradualmente la genesi. È estremamente interessante scoprire i meccanismi burocratici dietro l'immigrazione, il nostro bistrattato paese per una volta esce a testa alta in vari ambiti relativi ai diritti umani. L'autrice sottolinea in modo incisivo come, al di là della prima accoglienza e della solidarietà, a chi viene da fuori tocchi in sorte un destino di integrazione ancor più arduo rispetto a quello di chi è nato in Italia. Trattandosi di una vicenda realmente accaduta, contemporanea e palpabile, ci si sente anche frivoli ad aver letto fiction fino a ieri, incredibile pensare che a Piazza Ungheria potremmo incontrare Brigitte...
Sebbene non sia una tematica che mi appassioni, la Mazzucco anche questa volta non delude
La Mazzucco dà voce a Brigitte, la sua protagonista, per parlare del dramma dell'immigrazione e senza toni melensi, senza spinte terzomondiste racconta la sofferenza fisica e morale di essere privati di tutto, anzitutto della dignità.Una storia che altalena tristezza e speranza, ottimismo e malinconia e che offre la morale fondamentale che anche chi ha perso tutto, se spinto da un'energia formidabile, è sempre capace di rialzare la testa e sapersi affrancare anche dai drammi più feroci.Una lettura attualissima,utile e molto più che consigliata
Recensioni
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L’ultimo libro di Melania Mazzucco è una storia di incontri e di sguardi (…). È il racconto orale che Brigitte fa a Melania ed è il racconto scritto che Mazzucco rende ai suoi lettori. Brigitte è un’immigrata congolese, infermiera colpevole di aver curato oppositori del governo, e perciò perseguitata e costretta a fuggire dal suo paese. La donna giunge in Italia, dove sperimenta la farraginosità della burocrazia italiana, il degrado di luoghi pubblici come la stazione Termini e l’umanità in casa di Giorgia. Gli occhi di Melania Mazzucco incrociano quelli di Brigitte, ed è questo incontro a far nascere il libro. (…).
La presenza dell’autrice, che pure, fin dal titolo Io sono con te, suggerisce di leggere l’opera come un incontro-confronto tra due soggetti, è sporadica all’inizio, più intensa verso la fine, quando viene descritto il rapporto tra le donne. Il punto di vista, inoltre, non è unico, ma si avvicendano quello dell’autrice e quello della protagonista Brigitte. La presenza intermittente di Mazzucco e l’alternanza tra le due voci narranti portano a una dispersione di forza e di intensità della storia, che risulta spesso letterariamente flebile. Ma, in fondo, la Storia di Brigitte, vera oltreché verosimile, è già sufficientemente drammatica da non necessitare di espedienti retorici e narrativi che sensibilizzino e smuovano l’animo dei lettori. Portare alla luce storie come questa, priva di eroismi romanzeschi, con una scrittura sottotono rispetto a molti testi tematicamente affini pubblicati in tempi recenti, può essere un rischio e una conquista di una narrativa che vuole essere denuncia. Io sono con te va così a collocarsi nel nuovo genere letterario che racconta la grande emergenza degli ultimi anni: la migrazione coatta da paesi in guerra o dove i diritti e le libertà fondamentali dei singoli non sono garantiti. Il merito di questo libro è di narrare non soltanto il “prima” e il “durante”, cioè la vita del migrante nel paese d’origine e il cosiddetto viaggio della speranza, ma anche e soprattutto il “dopo”, cioè le difficoltà incontrate una volta oltrepassato il confine del Mediterraneo.
Questa è allora certamente la storia di Brigitte, ma, in un gioco di specchi, è anche la descrizione di un paese, l’Italia, ripiegato su sé stesso, dove è arduo vedere riconosciuta la propria dignità di essere umano se non grazie alle molte persone che, come i volontari e la stessa autrice, si fanno quotidianamente carico e voce delle difficoltà altrui.
Recensione di Giulia Zagrebelsky
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