Il labirinto del tempo

Stavolta il signor Fermine ha decisamente toppato: l'idea è ambiziosa e superba, e anche stavolta crede di poter incantare il lettore con un misto di curiosità, poesia e magia. Riesce ad ammaliare il lettore con le sue farfalle blu, ma il libro in sé (specialmente nella conclusione) risulta una sequela di banalità. A leggere un libro simile non si impara certo il segreto del tempo e l'arte di governarlo, ma state certi che giunti alla conclusione vi rammaricherete di averne perso un bel po'.

Lettura alquanto noiosa, colma di eventi che vorrebbero sembrare permeati di mistero e rimandi filosofici ma che somigliano molto più a banali sequenze da telenovela, il finale poi è stato una vera delusione, avevo continuato a leggere per capire dove volesse andare a parare, la soluzione è stata frettolosa, banale, senza aver dato una reale spiegazione a molti fenomeni buttati praticamente a casaccio nella narrazione, tanto per allungare un brodo che più annacquato non si può. Personaggi piatti, non c'è neanche la minima parvenza di tridimensionalità o sviluppo, messi lì come stereotipo della metafora che lo scrittore voleva portare avanti. Consigliato, pertanto, allo stereotipo di casalinga annoiata sotto l'ombrellone.. ma forse farebbe prima e meglio a guardarsi una maratona di Beautiful.

Premetto che è il primo libro che leggo di questo autore e quindi non conosco il genere delle sue precedenti opere. La storia è molto coinvolgente e appassionante: siamo ai primi dell'800 in un'isola in luogo indefinito del mediterraneo (forse a est del mar egeo) dove esiste un villaggio di poche centinaia di abitanti. Il villaggio autosufficiente e retto da un governatore accoglie incessantemente i naufraghi che vi approdano, tuttavia mentre è facile naufragare sull'isola risulta impossibile abbandonarla, le maree infatti fanno sì che chi cerca di andarsene o anneghi o venga nuovamente sbattuto sulle rive dell'isola. L'isola inoltre vive in un tempo proprio staccato dal resto del mondo talvolta più lento e altre volte più veloce ed è ciclicamente teatro di eventi naturali inspiegabili (invasioni di farfalle, due albe e due tramonti in un giorno, colpi di sonno della popolazione, ecc...). Ecco che la trama si dipana tra la storia dei vari personaggi, l'impossibilità di andarsene e la presenza di uno scrigno portato da Vassili (il primo protagonista anch'egli naufragato) che unitamente ad altri due scrigni portati (casualmente?) da altri naufraghi può essere la chiave di risoluzione dell'enigma teporale dell'isola. Queste sono le premesse. Il mio giudizio è buono perchè le pagine si lasciano leggere e la trama è lineare quanto basta e con alcuni assaggi filosofici sui personaggi e sull'isola che si mischiano alle vicissitudini più tipiche di una specie di storia di avventura (alcune volte ricorda quasi le serie tv LOST o IL PRIGIONIERO). Il voto non è ottimo perchè proprio quando la storia sembra essere all'apice e si attende la chiave che sveli il mistero il finale (che no svelero!) ecco che tale finale delude in quanto appare sbrigativo e anche po banale, e non spiega tutti gli enigmi, ai quali il lettore può comunque dare una motivazione sulla base delle idee che il libro ha cercato di trasmettere. Forse con 30 pagine in più e meno filosofia e più concretezza nell'epilogo sarebbe stato un libro perfetto.