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Anno edizione: 2008
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La Lettera di un uomo, un intellettuale, alla moglie Dorinne dopo 58 anni di vita insieme. Una lettera dovuta. Il bisogno, ora che sta per perderla, di dirle "tu sei l'essenziale senza il quale tutto il resto perde il suo significato e la sua importanza". Il rimorso di non aver riconosciuto prima che l'amore per e di Dorinne è stato il fine, il senso di tutta la vita. L'angoscia di dover sopravvivere alla sua morte.Bellissime e commoventi le parole che chiudono la storia di questo amore.
Un libro che è una storia d’ Amore ( non come tante !), ma anche un monito. Gorz (pseudonimo di Gherard Hirsch), esponente di spicco della sinistra francese, immerso nel suo giornalismo (direttore fra l’altro della rivista sartriana ‘Les temps modernes’) e nella sua ideologia capisce quanto l’amore sia il filo conduttore indispensabile della nostra esistenza. Lo comprende attraverso un sofferto ‘viaggio’ retrospettivo sulla sua vita, sul suo lavoro, su quello che ha fatto ed è stato, rimproverandosi di non aver saputo distinguere ciò che è ‘inessenziale‘ a cui dobbiamo rinunciare per concentrarci sull’ ‘essenziale’. Lo capisce bene ma tardi, quando sta per perdere e perderà Dorine, l’unica donna veramente amata nella sua vita, senza la quale non sarebbe stato quello che è stato e senza la quale esistere, sopravvivere non avrebbe alcun senso. Dorine è una donna splendida, tetragona e inattaccabile dagli eventi avversi della vita, compresa la crudeltà della malattia che la colpisce. Strazianti le pagine iniziali e soprattutto le righe finali di Gorz, che muovono a commozione e profondo rispetto verso il gesto estremo dell’autore.
E' accaduto davvero. Un uomo e una donna escono di scena insieme, si tolgono la vita amandosi fino all'ultimo morso di dolore. Un biglietto posato accanto alla porta di casa: "Avvisate la gendarmeria". Saranno trovati lì, stesi uno accanto all'altro sul letto. Ma prima del commiato lui le scrive una lettera, un capolavoro dal respiro poetico immortale, somma, inquietudine e sigillo del loro percorso umano: "La precisione che ho conservato dei ricordi mi dice a che punto ti amassi, a che punto ci amassimo". Lui non trascurerà nulla: dal primo giorno che la vede (lei, modella bellissima) alle opposizioni della madre di lui, alle sue stesse paure, a lei che sta per abbandonarlo per le continue esitazioni, a lui che capisce tutto: "In quel momento ho saputo che non avevo bisogno di nessun tempo per riflettere, che ti avrei rimpianto per sempre se ti lasciavo andar via. Se ero incapace di amarti, non avrei mai saputo amare nessuna". Due vite speciali, due vessilli enormi della sinistra francese, lui il filosofo "del lavoro" adorato dai giovani e stimato ovunque, lei, risoluta e stupenda, al suo fianco; due lottatori colti, sinceri, due anime rare. Meraviglioso nel libro il tentativo di comprendere la natura autentica, la radice fondante, la scoperta prima di quel grande amore. Che rimarrà in fondo un lucente mistero, Gorz si rassegna all'idea cioè che "l'anima è il corpo", che quell'unione è "la norma ideale", e che solo in quella sfera si è "al di qua e al di là della filosofia". Poi un giorno Dorine si ammala, è colpita da un male degenerativo, non c'è salvezza. Andrè da allora non smetterà di accudirla, di starle accanto, senza tremare. Quasi sessant'anni di vita insieme onorati in questo racconto che spezza il cuore per la cifra di commozione che dispensa. Lealtà, devozione e tenerezza si perdono come carezze fra le pagine, fino all'insopportabile di un solo istante senza l'altro, fino al coraggio del gesto. La loro vita ci ha consegnato questa prova maiuscola.
Recensioni
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André Gorz racconta, in una lettera indirizzata alla moglie morente, tutta la loro storia d’amore, dal primo incontro all’addio. In questo ultimo scritto, Gorz – prima di suicidarsi assieme alla moglie tramite iniezione letale – è in grado di mettere su carta, oltre le tappe del tempo, i rimorsi, le cose scritte e non realmente pensate, e le scuse alla compagna per averla più volte descritta sminuendola. Lo scrittore ammette così l’importanza viscerale del supporto che Dorine gli ha sempre fornito, riconoscendole in tal modo un ruolo basilare anche all’interno della scrittura delle opere. Se quindi abbiamo avuto un grande Gorz, dobbiamo ricordarci di quanto lui sia stato tale per la grandezza dell’amore che Dorine ha saputo trasmettergli, non fargli mai mancare e donargli anche nei momenti in cui tanti e tante di noi avrebbero ceduto.
Lettera a D non a caso è sottotitolato Storia di un amore, proprio di questo infatti si tratta: del racconto di un uomo distrutto dal dolore che scrive per salutare la compagna di vita che lo ha amato più di quanto abbia amato se stessa. Ed è proprio in questo finale saluto che l’autore si spoglia, mettendo a nudo l’uomo dietro lo scrittore.
Recensione di Giulia Fiandaca
A cura del Master in Editoria dell’Università degli Studi di Milano in collaborazione con la Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori
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