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Niente a che vedere con il libro, purtroppo. Però devo ammettere che da buona romantica ho appezzato molto il “lieto” fine.
Marrazione troppo dura per essere verosimile. Situazioni contorte da tragedia greca, molto inferiore alla insuperabile e insuperata commedia all'italiana. Roba per donne che allevano cani, gatti e pappagalli. Il fallimento dell'Utopia, che tale è destinata ad essere quando si affida il destino del mondo ad un Mondo Nuovo, che non c'è mai stato, e non potrà esserci, poiché la natura umana è autidistruttiva e ineluttabilmente mortale. Quando si è liberi di professare la propria fede si perde quasi sempre la libertà e si perde la ragione, che si può costruire soltanto nella ricerca di una propria religione, che escluda ogni altra. Si descrivono qui i drammi delle proprie vittime e i pregiudizi del loro ambiente. All'intolleranza della moltitudine si affianca il permissivismo dell'autore, che si guarda bene dal descrivere i limiti delle vittime da lui designate. Infatti so per esperienza che chi subisce un'accusa, anche se ingiusta, qualche cosa di male deve pur aver fatto. Magari l'aver creduto troppo nella comprensione altrui, che non esiste. Non leggere il romanzo e non vedere il film se si ha di meglio da fare. Le uniche verità stanno in ciò che si scrive in proprio. Meglio liberarsi dei libri e cominciare a parlarsi e a guardarsi.
Visto da solo il film può essere anche bello, anzi lo credo proprio. Ma ahimè, io l'ho visto dopo aver letto il libro. Che stravolgimento! Dov'è la piccola Pearl di cui avevo letto? Quello sguardo da elfo, quelle risate cristalline? Niente. Solo una piccola bambinetta adorabile dagli occhi celesti. E il reverendo? Dov'è questo struggimento? Dov'è la sua codardia? Non dice di essere lui il padre di Pearl solo per una loro promessa? Ma va! Che delusione, che delusione! La signora Hibbins amica di Hester.. poveri noi! Da NON guardare se si è letti il libro.
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