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Accade, talvolta, che nel leggere le presentazioni o le recensioni di alcuni libri si dica espressamente che si tratta di un romanzo di formazione. Ecco, se si vuol comprendere cosa intenda con questa dizione mi pare opportuno che si provveda alla lettura di La linea d’ombra, un capolavoro e un classico della letteratura mondiale. L’opera venne pubblicata da Conrad nel 1917, un anno che si rivelò uno dei più sanguinosi fra quelli della prima guerra mondiale ed è risaputo che il romanzo, breve, venne dedicato al figlio ferito sul fronte occidentale; più che una dedica, è però da considerarsi un compendio di istruzioni per la vita. Infatti, la linea d’ombra, da cui il titolo, è quel confine indefinibile che segna il momento del passaggio dalla spensierata giovinezza alla concreta maturità, dal desiderio che il domani sia oggi al sogno che il tempo invece possa rallentare; in ogni uomo c’è un periodo di gaia spensieratezza e un altro in cui si comprende di essere diventati indipendenti e responsabili. Non c’è dubbio che La linea d’ombra racconti di un’esperienza dell’autore, una sorta di confessione che, partecipandola ad altri, gli fornisce la conferma del vissuto. La vicenda del secondo ufficiale che sbarca per tornarsene a casa e poi si ritrova comandante di una nave che non naviga certo in acque tranquille, fra bonacce, tempeste della natura e dell’equipaggio, è un po’ la metafora dell’uragano che si scatena nell’intimo quando da giovani si diventa adulti, quando si abbandona il beato stato d’incoscienza per confrontarsi con gli altri e anche con se stessi con i mille problemi della vita. Proprio per comprendere pienamente quel senso di inadeguatezza che ci coglie nel passaggio dalla gioventù alla maturità è uno di quei romanzi che possono essere letti, e ben capiti, solo da un adulto, che avrà fra l’altro il piacere di verificare come anche lui ha navigato in acque infide, fra bonacce e tempeste, fra uomini disperati e trasognati, per poter prendere infine coscienza di se stesso; e così, essere riusciti ad avere la consapevolezza dei propri difetti e dei propri pregi permette di lasciare alle spalle un periodo di gioiosa incoscienza di cui non resterà che un ricordo e a cui più avanti negli anni si guarderà con malinconica nostalgia. Mi pare superfluo aggiungere che la lettura è da me più che raccomandata.
Questo breve racconto autobiografico di Conrad, descrive in senso metaforico una delle tappe ahimè inevitabili nella vita di ciascuno di noi; il superamento della giovinezza, di quell'età incosciente in cui inseguiamo ottimisti sogni e speranze. Superata questa "linea d'ombra" si prende atto della propria indipendenza e, insieme, del proprio essere soli di fronte alle difficoltà. Il principale merito dell'autore è stato, a mio avviso, quello di aver descritto con molta efficacia la rapidità, o meglio l'istantaneità di questo passaggio che avviene nel momento stesso in cui ripensiamo al nostro passato.
Un libro che si farà amare da tutti i lettori, una storia apparentemente paradossale, strana e senza ombra di dubbio esotica. La perfetta conoscenza del mondo della marina del vecchio capitano polacco rende il tutto ricco di particolari interessantissimi che rendono la lettura di questo capolavoro un’esperienza unica. Il libro accompagna il lettore sul sottile rasoio rappresentato dalla fortuna e dalla sfortuna che solo il costante impegno e gli sforzi di veri uomini che combattono contro un nemico invisibile capace con il suo solo ricordo di influenzare il destino degli uomini permetteranno di sconfiggere. Non a caso Conrad rende il vero eroe della vicenda il personaggio apparentemente più debole e cagionevole, facendoci rendere conto dell’estrema forza della volontà umana.
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