Lux

Banale e scontato, nella media. Intimistico ma non brilla per originalità, lento.

La prima impressione è che un romanzo come questo sia un’anomalia per un’autrice italiana. Le pagine iniziali, pur affrontando temi legati al lutto e al rimpianto, scorrono con un misto di leggerezza e humor che rimanda a certa letteratura anglosassone. Più avanti, il ripetersi di riflessioni sul tempo e la nostalgia evoca associazioni proustiane, confermate dalle note bibliografiche della quarta di copertina. La luce è quella netta e tagliente del sud, che illumina gli oggetti rivelandone i rimandi simbolici, trasformandoli in catalizzatori per anime inquiete. Thomas si lascia vivere all’ombra del grande amore perduto, coltiva relazioni che restano in superficie. Il viaggio, col suo corredo di incontri ed esperienze, è l’occasione per acquisire una nuova consapevolezza, per accettare il passato e affrancarsene, senza per questo cancellarlo. L’autrice lo racconta con grazia ed eleganza, usando un tocco di realismo magico che si inserisce armonicamente in un libro che agli snodi narrativi preferisce i dialoghi, le sensazioni e i flussi di pensieri.

Piacevole, nella media. Intimistico, introspettivo ma non brilla per originalità. A tratti troppo lento nello scorrimento.