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La macchina imperfetta. Immagine e realtà dello Stato fascista -  Guido Melis - copertina
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La macchina imperfetta. Immagine e realtà dello Stato fascista
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Descrizione


Vincitore del Premio Sissco senior 2019
Vincitore del Premio Viareggio Rèpaci 2018 - sezione saggistica
Vincitore del Premio Acqui Storia 2018 - sezione scientifica
Vincitore del Premio Minturnae 2018 - sezione storia


Lo Stato fascista è studiato qui nei suoi meccanismi essenziali. I cambiamenti e le continuità che lo caratterizzano: nei ministeri, nei nuovi enti pubblici, nel rapporto contraddittorio fra centro e periferia. E in primo piano il nuovo soggetto che ambiguamente penetra nello Stato e al tempo stesso se ne lascia penetrare, statalizzandosi: il Partito fascista. E poi le élites, fra continuità e innovazione: burocrazie, gerarchie politiche centrali e periferiche, magistrature ordinaria e amministrativa, podestà, sindacalisti e capi delle corporazioni, autorità scolastiche, sovrintendenti alle belle arti, uomini dell'impresa pubblica e del parastato. Uno Stato ben lontano dall'essere la «macchina perfetta» che vorrebbe sembrare. Nell'affresco, ricco di particolari, emerge una visione complessa di quel che volle e non riuscì a essere lo Stato. Stato «fascista» ma al tempo stesso Stato «nel fascismo».
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Dettagli

2018
11 gennaio 2018
616 p., Brossura
9788815274311

Voce della critica

Con questo volume Melis porta a compimento uno studio di lungo periodo, di cui nel corso degli anni ha gettato le premesse. L’impianto della ricerca si basa su pilastri insieme metodologici e contenutistici, con un imprescindibile ricorso ai documenti conservati?negli archivi. Nella visione di Melis le carte non contengono soltanto notizie, testimonianze, elementi di prova, ma sono?indicatori di percorso?perché ciò che interessa?è come sono prodotte, come vivono, come si trasformano e dove vanno a finire (...). La solidità di questa base metodologica permette a Melis di cimentarsi con l’impegnativo progetto di delineare un profilo autonomo e originale dello stato fascista, tenendo conto di quanto la storiografia, la pubblicistica e più in generale la comunicazione abbia prodotto su questo tema.

L’interrogativo di fondo che unisce metodo e merito è dallo stesso Melis così presentato: “(...)come si articolò il circuito decisionale del regime fascista, quali furono le modalità pratiche attraverso le quali maturarono le scelte davvero decisive, quanto e se contò il sistema di veti e di influenze, come si disposero gli equilibri dei poteri in un sistema di potere assoluto nelle mani di uno solo. (...)”.

Il volume dà ampio spazio (...)alla creazione e poi convivenza di due amministrazioni, dei ministeri e degli enti, il cui modello risaliva già all’età liberale e che il fascismo fa propri per gestire nuove attività e creare consenso al regime. Ora le fonti documentarie permettono a Melis di sostenere, a differenza di ciò che si ritiene comunemente, che i rapporti tra le due amministrazioni fossero assai più intrecciati e collaborativi, anziché di contrapposizione o concorrenzialità, non solo, ma che tali intrecci coinvolgessero enti, aziende private connesse e ministeri vigilanti. Se nella creazione di un nuovo apparato amministrativo a fianco di quello ministeriale Melis aveva già individuato un nodo centrale della politica del fascismo, destinato a non esaurirsi con la fine del regime, ora indagando la composizione della burocrazia degli enti e del network di cui essa è partecipe o promotrice, lo studioso fa risaltare la dimensione strategica sottesa a tale scelta. Un problema a parte è costituito dagli enti pubblici economici, istituiti all’inizio degli anni trenta, con cui si avvia l’esperienza dello Stato imprenditore (...).

Dora Marucco

 

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