Opera profonda e introspettiva, scritta con uno stile raffinatissimo e magistrale, sontuoso e avvolgente. Una vera poesia in prosa. Un romanzo pieno di morte e di ombre quanto l'impero in via di disfacimento che vi è dipinto, ma anche l'epopea emblematica dell'uomo di ogni epoca, perennemente disarmato e sperduto nei confronti del periodo storico in cui viene scaraventato. Mi sarà impossibile dimenticare il personaggio di Carl Joseph von Trotta: la sua malinconia esistenziale, il suo culto per il passato e la vanità dei suoi amori e dei suoi sogni mi sono affondati dentro e lì rimarranno, sospesi sul filo delle eleganti, illuminanti parole dell'autore che lo ha creato.
La marcia di Radetzky
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La famiglia Trotta, di stirpe slovena e contadina, acquista lustro nella battaglia di Solferino, quando Joseph Trotta salva la vita dell'imperatore Francesco Giuseppe e ne riceve in cambio il titolo nobiliare. "L'eroe di Solferino" è ricordato in tutti i libri di testo e trasmette agli eredi il compito di salvaguardare tale eroismo. La vita della famiglia scorre parallela a quella del longevo imperatore: Carl Joseph, l'irresoluto e debole nipote muore in uno dei primi scontri della guerra 1915-18; il padre il sottotenente Von Trotta, dopo aver atteso nel parco di Schonbrunn l'annuncio della morte dell'imperatore, si lascia a sua volta morire nell'autunno piovoso che segna anche la fine di un'epoca.
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Autore:
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Traduttore:
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Editore:
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Collana:
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Anno edizione:2004
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FRANCESCA SCOTTI 14 maggio 2018
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Valeria Dome' 13 maggio 2018
Tutto sommato un bel libro, con ritmi lenti ma pieno di scene memorabili. Roth è un maestro nella composizione di scene in cui ogni dettaglio esprime l'umore e il significato di quella scena, come Flaubert, anche se Roth è meno compatto nella sua scrittura. A volte si può percepire come Roth cerchi di ottenere determinati effetti, a volte riuscendoci brillantemente, altre volte non proprio. Sicuramente un libro che vale la pena leggere, se non altro perché è un importante trattato della fine dell'impero austro-ungarico.
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Nel romanzo i rapporti umani sono caratterizzati da una barriera di falsità, di atteggiamenti che costantemente nascondono i reali sentimenti per esprimere una realtà costruita ad arte, ma che in profondità e in ultima istanza non possono che dare luogo all’incomunicabilità. Il silenzio di Trotta quando il dottore scopre che è l’amante di sua moglie e gliene chiede ragione. Il silenzio del dottore che fa finta di credere a Trotta che nega con scarsa convinzione. I silenzi tra Trotta e suo padre che fanno sì che ognuno lasci scorrere la propria vita sui binari prefissati dal suo ruolo sociale con l’angosciante consapevolezza che mostrare dubbi, ripensamenti e cedimenti comporterebbe la distruzione di ogni legame, perfino degli affetti familiari, e l’inevitabile bando dal consesso civile.