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Anno edizione: 2015
Anno edizione: 2015
Anno edizione: 2014
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Canfora, Zagreblesky, Preterossi dialogano sulle oligarchie italiane, l'Europa dei tecnocratici e infine sul populismo. Per Canfora " siamo nei più buio periodi più negativi della storia"; per affrontare la crisi finanziaria del 2008 fu fatto cadere un governo legittimamente eletto e con una mossa autoritaria fu imposto un governo tecnico guidato da un esponente facente parte " di quella consorteria sovranazionale che si chiama Bilderberg ". Il testimone, poi, passò nelle mani di un altro esponente appartenente alla stessa consorteria. Di fatto le élites che guidano il Paese, oltre i politici, sono "i finanzieri, i mandarini sindacali", i grandi giornali e le consorterie dei giornalisti (che si parlano tra loro, spesso pavoneggiandosi). Addirittura alcuni giornalisti " vengono invitati alle riunioni Bilerberg, alcuni di questi hanno la chioma rossa e fanno delle trasmissioni alle otto e mezza". Canfora conclude: "Questo strapotere delle élites è un problema che ci angoscia perché non esiste più un soggetto organizzato che vi si oppone". E " lo scenario è unificato e mondiale".
La struttura dialogica propria degli incontri che informano questo "libro" garantisce vivacità e brillantezza alla speculazione politico-filosofico imbastita dai protagonisti;un'analisi,che sa quasi di anamnesi,dell' affermazione dell' economia finanziaria,senza lesinare un accenno ad una plausibile ed auspicabile profilassi.Testo impegnativo,capace di indurre a profonde riflessione,stante il contributo di Canfora e della pungente critica di Zagreblesky.Capolavoro pubblicato da Laterza,figlio quasi putatitvo dell' altrettanto interessante "Moscacieca". Un Must Have.
Nel saggio in forma di intervista il professor Canfora e il giurista Zagrebelsky conducono un'analisi serena e ragionata di un sistema antichissimo di gestione del potere, l'oligarchia, etimologicamente il governo di pochi, che in quest'ultimo periodo sembra aver trovato riviviscenza politica. Seguire il percorso delle loro argomentazioni diventa quasi avvincente perché consente di riannodare il filo di vicende attuali che sembrerebbero isolate e slegate tra loro. L'oligarchia deve la sua attualità all'essersi dimostrata il sistema più conveniente per i potentati economici rispetto al despota solitario e incontrollabile. Nei regimi democratici, lungi dall'affermarsi con violenza, il governo dei pochi accade in modo strisciante proprio perché l'oligarchia tende a mascherarsi anziché proporsi in modo aperto come "entità usurpatrice". Dietro la maschera dell'attivismo in realtà punta all'autoconservazione gattopardesca che le impone di svuotare le contrapposizioni politiche e di annullare così la dialettica degli opposti propria delle democrazie. Un capo come punta dell'iceberg e pochi individui, tenuti legati tra loro dal connubio potere e denaro, controllano tutti i settori dell'economia e della società. Conservano il potere grazie a leggi elettorali che consegnano loro il paese con percentuali di consenso anche basse rispetto all'elettorato complessivo. Portano in Parlamento una massa di cooptati da loro nominati che tengono legati con un sistema di ricatti incrociati. Con questa chiave di lettura i due luminari analizzano la politica delle oligarchie Europee che, privando di sovranità gli Stati nazionali, li riducono a prateria per i mercati finanziari. Impongono il risanamento attraverso la deflazione salariale e la riduzione delle prestazioni sociali. Gongolano per un alto tasso di disoccupazione e per la scomparsa del ceto medio. Un saggio da leggere per aumentare la consapevolezza nei cittadini affinché con il loro impegno riattivino la vita democratica.
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