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Anno edizione: 2006
Anno edizione: 2021
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Bellissimo. In parte storia vera, in parte metafora della società come teatro, riesce a descrivere la vita all'epoca del nazismo come nessun libro di storia potrebbe fare.
Farsa più che dramma su una maschera, l'attore per tutte le stagioni Hendrik Hoefgen, che si piega in maniera più patetica che proterva, coprendosi di ridicolo più che attrarre l'ostilità del lettore, al giogo del potere, pur di fare carriera ad ogni costo. Bellissime le pagine di scherno e di sarcasmo sui gerarchi nazisti e sulla pletora di servitori che gli si fa attorno. Si intravedono profezie su un futuro fosco di autodistruzione della Germania (il libro è del 1936). Il capolavoro insuperabile sulla catastrofe tedesca, tuttavia, rimane il Doctor Faustus del più celebre padre Thomas.
al di lá di quello che ha detto Mann a posteriori, questo é un romanzo a tesi, a Mann interessa dimostrare piú che mostrare, e non essendo un grandissimo scrittore deve descrivere piuttosto che alludere, ecco che allora il romanzo ha piuttosto la natura di un documento storico, comunque riuscito e interessante ma non toccato dal genio; ottime comunque le caratterizzazioni dei personaggi e godibile i ritratti dei big del nazismo
Recensioni
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Quando nel 1981 apparve nelle librerie della Repubblica federale tedesca, Mephisto fu accolto con grande curiosità, forse anche perché la sua pubblicazione era in un certo senso un esordio. Il testo era stato scritto in effetti molti anni prima, nel 1936, durante l'esilio dell'autore in Svizzera e nello stesso anno era uscito presso una casa editrice di Amsterdam. Riedito nel 1956 nella Repubblica democratica tedesca, fu vietato però in quella federale anche dopo la morte dell'attore Gustav Gründgens, alla cui biografia il romanzo si ispira, fino appunto al 1981, quando divenne un vero e proprio caso letterario. Censurato come romanzo che dietro una costruzione "a chiave" celava un'intenzione esplicitamente vendicativa, Mephisto rimase dunque per molti anni solo alla portata della Germania al di là della cortina di ferro, descrivendo così, dall'esilio alla memoria divisa, una parabola che rispecchia esemplarmente le lacerazioni della storia tedesca.
Coniugando la tradizione del cosiddetto "romanzo dell'artista" una tradizione anche familiare visto che Klaus è figlio di Thomas con quella del romanzo realistico e politico della letteratura dell'esilio, Mephisto racconta la carriera di un attore che pur di ottenere il successo tradisce i suoi ideali, scende a patti con il Terzo Reich e ne diventa non solo un suddito fedele, ma un eroico protagonista. Per questo suo abilissimo affresco della società tedesca tra gli anni venti e trenta, dalla Repubblica di Weimar all'ascesa del nazionalsocialismo, Klaus Mann rinuncia però a tinte fosche e a toni accusatori e opta per un umorismo secco e talvolta feroce, realizzando una fra le più riuscite e divertenti satire della società e della cultura durante il nazismo. Scritto nel periodo in cui ormai era svanita fra gli esuli ogni speranza che il regime potesse giungere a una rapida fine, Mephisto, se da una parte riflette l'impotenza di fronte all'arroganza di un potere che appare impunemente schiacciare i suoi avversi, dall'altra ne descrive con acume la ridicola grossolanità la sua volgarità, le tecniche e i riti di affiliazione e propaganda.
Ma Mephisto è anche la vicenda esemplare della corruzione di un intellettuale, la parabola di un'ascesa al successo con parallela e consapevole discesa negli abissi. E come si poteva descrivere più felicemente un simile destino se non scegliendo un grande interprete del Mephisto faustiano? Eppure è proprio questo il problema che poi ha tanto inciso sulla ricezione del romanzo: la storia del protagonista Höfgens non è frutto della fantasia di Klaus Mann, ma ricalca esplicitamente, persino in minimi, quasi intimi dettagli, le tappe della biografia di Gustav Gründgens, un tempo non solo amico di Klaus ma anche suo ex cognato, marito dell'amatissima sorella Erika, che, partito come attore e intellettuale di sinistra, durante la dittatura riesce a scalare il potere fino a diventare direttore del teatro nazionale e poi consigliere di stato.
Klaus Mann, nato nel 1906, aveva già alle sue spalle una notevole collezione di romanzi, racconti, drammi, diari di viaggio e saggi vari quando scrisse Mephisto. All'uscita del romanzo tenne a chiarire che a lui, della vicenda del protagonista, interessava esclusivamente la dimensione simbolica e universale della figura del carrierista intellettuale venduto a un regime sanguinario, nel tentativo, dunque, di indicare ai lettori un'interpretazione che non fosse esclusivamente quella a chiave. Ma servì a poco. Fin dal primo momento gran parte della critica si lanciò in una corsa all'identificazione dei vari personaggi, molti dei quali in verità immediatamente riconoscibili, a cominciare da Goebbels e Himmler.
Dopo la guerra Gründgens riprese il suo lavoro di attore, tornò a essere direttore di vari teatri e ottenne persino importanti onorificenze da parte del nuovo stato federale.
Klaus Mann continuò a essere uno scrittore vario e prolifico, ma non riuscì a ricevere i riconoscimenti che avrebbe desiderato né, come abbiamo detto, a pubblicare il Mephisto. Trascorse gli ultimi anni della sua vita in uno stato di precarietà economica e psicologica, cambiando spesso residenza tra l'America, la Francia e la Svizzera e non tornò più in Germania. Morì nel 1949 a Cannes, dopo aver ingerito una dose eccessiva di barbiturici.
Paola Albarella
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