Midian

Tante parole sono state spese per il sestetto britannico, spesso poco lusinghiere da parte di certe frange oltranziste, detentrici di una presunta ortodossia nel praticare la religione chiamata metal. Snobbati dai blackster più true, a causa di una vena melodica "imperdonabile", così come anche dal metalhead onnivoro, forse perché riluttante ad ammettere di apprezzare una band per ragazzine gotiche (o presunta tale), ad oggi possiamo dire che i COF abbiano ampiamente superato la prova del tempo, il più severo fra i recensori. L'album in questione segna la fine del periodo d'oro della band (1994-2000). Difficile dire quale sia il lavoro migliore di quest'era, anche perché una decisione in tal senso dipende prettamente dai gusti personali, ma non si può negare che Midian sia il migliore in termini di produzione (molto nitida), la quale fa brillare particolarmente le elaborate composizioni, sia le più suggestive e raffinate, che quelle più violente. Il lavoro presenta un buon equilibrio fra le componenti più melodiche e quelle più pesanti, senza che le prime risultino troppo ruffiane ed indisponenti alle orecchie dell'ascoltatore. A parere di chi scrive, un difetto, questo album, lo contiene: "Her Ghost in the Fog". A scanso di equivoci, dico subito di apprezzare questo brano, ma lo considero il peccato originale che ha dato il "la" a certe nefandezze degli anni successivi.