Money Jungle. Provocative in Blue

Nel 1962 Duke Ellington ha registrato un album con il contrabbassista Charlie Mingus e il batterista Max Roach intitolato “Money Jungle” e considerato oggi come uno dei lavori jazz più importanti degli anni Sessanta. Cinquant'anni dopo la batterista Terri Lyne Carrington, vincitrice del Grammy nel 2012 con il suo album “Mosaic”, ci offre il suo personalissimo omaggio a Duke Ellington attraverso una rilettura di questo storico album. Al suo fianco altri due musicisti eccezionali come il pianista Gerald Clayton e il contrabbassista Christian. La registrazione originale di Ellington è un album che ha ossessionato la Carrington fin dal suo primo ascolto. «Avevo comprato il CD in un negozio di musica» spiega la batterista «L'ho messo nella mia macchina e ho subito sentito qualcosa di misterioso. C'era un’energia che si muoveva attraverso le tracce. Duke e Charles e Max avevano una chimica speciale. C'era una tensione che si poteva sentiva, e tuttavia si incastravano perfettamente tra loro». Sebbene l’impostazione in trio sia rimasta la stessa, in questa rilettura la Carrington non solo ha fatto un attento lavoro sugli arrangiamenti, ma ha anche deciso di aggiungere nuovi elementi sonori avvalendosi di diversi musicisti ospiti: il trombettista Clark Terry, il trombonista Robin Eubanks, i sassofonisti Tia Fuller e Antonio Hart, il chitarrista Nir Felder, il percussionista Arturo Stabile e le cantanti Shea Rose e Lizz Wright. Inoltre la batterista ha aggiunto ai brani presenti nella registrazione originale due sue composizioni (“Grass Roots” e “No Boxes (Nor Words)”) e una firmatada Gerald Clayton (“Cut Off”). Parlando di questo album la stessa Carrington spiega che «Non c'è niente di vecchio nella grande musica e nei grandi musicisti. C'è sempre qualcosa di nuovo se si sa come ascoltarlo. Si deve essere in grado di apprezzare il passato, se si desidera avere un futuro. Penso che questa sia una parte fondamentale del nostro lavoro di artisti e educatori: continuare a ricordare ai musicisti più giovani quanto siano importanti nostri predecessori e soprattutto le persone che hanno reso la musica quello che è oggi».