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My Fair Lady di George Cukor - DVD
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Descrizione


Nella Londra d'inizio secolo, uno studioso di fonetica, per una scommessa, trasforma una rozza fioraia in una signora dell'alta società. Rifacimento di "Pigmalione" 1938.
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Dettagli

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Premi

    1965 - Oscar [Academy Awards] - Miglior attore - Harrison Rex
    1965 - David di Donatello - Miglior attore straniero - Harrison Rex
    1965 - David di Donatello - Miglior attrice straniera - Hepburn Audrey

Informazioni aggiuntive

Paramount Home Entertainment, 2011
Terminal Video
168 min
Italiano (Dolby Digital 2.0 - stereo);Inglese (Dolby Digital 2.0 - stereo);Spagnolo (Dolby Digital 2.0 - stereo);Francese (Dolby Digital 2.0 - stereo);Tedesco (Dolby Digital 2.0 - stereo)
Danese; Finlandese; Francese; Inglese; Inglese per non udenti; Italiano; Norvegese; Olandese; Spagnolo; Svedese; Tedesco
Wide Screen
commenti tecnici: commenti con Andrew Lloyd Webber e Martin Scorsese; dietro le quinte (making of): Cena d'inizio produzione 1963 - George Cukor dirige la baronessa Bina Rothschild - Dietro le quinte di My Fair Lady; documenti: La Prima a Los Angeles - Rex Harrison vince il Golden Globe - La cerimonia degli Academy Awards

Valutazioni e recensioni

Recensioni: 5/5

ottimo prodotto

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Recensioni: 4/5

Shaw impose alla propria opera l'assenza d'un lieto fine, così da differenziarla dall'omonimo mito greco e da "Cenerentola", "perché la vera conclusione è evidente a chiunque capisca qualcosa della natura umana in generale, e dell'istinto femminile in particolare". "La decisione di lei dipende dal […] risentimento per la superiorità dominatrice di Higgins, la diffidenza che le ispira l'abilità di lui nel rabbonirla, nel prenderla per il suo verso, nel sottrarsi al suo risentimento quando è andato troppo oltre con la sua prepotenza impetuosa [;… allora] vedrete che l'istinto di Eliza ha le sue buone ragioni quando le dice di non sposare il suo Pigmalione" (Shaw, note dell'autore in postfazione). Solo dopo la morte del commediografo nel '50, Nobel per la letteratura nel '25, nulla poté più opporsi agli adattamenti teatrali e cinematografici ("My Fair Lady", '64) terminanti con le nozze fra Higgins ed Eliza. Ma aveva, ha e avrà sempre ragione Shaw: l'effetto Pigmalione non può che fallire, essendo un'uguaglianza e non un'identità, una corrispondenza ottenuta tramite un processo operazionale (demiurgico) e non una coincidenza che si dà, si trova e si scopre già pronta-fatta. Quest'aspetto logico ha un'immediata ricaduta ideoaffettiva, cioè tanto sul piano cognitivo, docenti vs discenti scolastici, cattedratici e universitari, quanto sul piano delle relazioni sentimentali. A meno che, nel rapporto servo-signore, la condizione servile non nasconda e occulti una preesistente indole signorile. Ps: uno dei primi programmi d'intelligenza artificiale fu chiamato ELIZA come esplicita dedica alla "morale" di questo lavoro. Tuttavia pure la maieutica reca con sé delle magagne gigantesche. Essa infatti gravita ancora nell'orbita del bene solo riparatorio, e curve ebbinghausiane di riapprendimento, nonché cure riabilitative e rieducative, sono sempre vanificate da quel tempo perduto di cui è insensata la ricerca e che lascia indelebili le tracce, le stigmate del "fuori tempo massimo": il male c'ha già sfregiato e per sempre. Non si viene guariti davvero, sanati e, peggio ancora, non è semplice accanimento terapeutico: è intossicazione iatrogena, ingravescenza degl'effetti collaterali. Continuità e gradiente fra bene riparatorio e bene preventivo non dovrebbero consentire la demonizzazione del primo, ma finora il transito al secondo lascia intendere la coesistenza anche d'un effetto soglia con annesso punto di discontinuità e di rottura. Da non augurare a nessuno. Mauro Lanari

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