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Nulla di eccezionale! Più che della città dei morti, qui mi pare che i vari personaggi sono vittima delle loro stesse paure. In qualche modo mi ricorda "Il Cubo" di Vincenzo Natali.
Se dopo aver visto questo film sola, di notte me ne sono andata a dormire tranquillamente, vuol dire che il film non era niente di eccezionale. L'idea generale l'ho apprezzata, peccato che non sia stata sviluppata in maniera decente. Scarlett, seguendo le orme del padre, è diventata un'archeologa e si è lanciata alla ricerca della pietra filosofale. La sua ricerca la conduce alla scoperta di una stanza segreta nelle catacombe di Parigi. Messa insieme una squadra di esperti decide di esplorare i sotterranei. La prima cosa che non mi è andata a genio è il modo in cui è stato girato: stile documentario amatoriale. Telecamere che si muovono in continuazione che irritano più che coinvolgere il telespettatore. Passiamo poi alla trama. Mitologie diverse mescolate in maniera confusionaria: religiosa (cristiana ed egizia), letteraria (Dante) e alchemica. Spiegazioni per determinate situazioni assenti o poco approfondite e finale banale e affrettato. La scenografia è decisamente orientata verso lo stretto indispensabile, non che la cosa mi sia dispiaciuta. Livello di terrore e tensione. Non tanto percepiti, nonostante il buio, le strane presenze e il senso di claustrofobia dati dai sotterranei in cui è ambientato la pellicola. Sinceramente, c'è decisamente di meglio in giro.
Non ero riuscito ad andare al cinema a vedere questo film, e ieri sera me lo sono rallegrato in Dvd. Pensavo ad un film sulla linea di "Catacombs il mondo dei morti" (fra l'altro molto bello) ma invece a parte le catacombe parigine, nulla a che fare con il suo "parente". La relazione d'amore che tutto il cinema di questi anni intrattiene con la realtà e l'illusione di realtà trova nel found footage: il suo inganno sublime e, una volta tanto, nel profluvio di horror che sfruttano quest'estetica, arriva un film in grado di amalgamare bene le caratteristiche fondamentali dello stile (inquadrature poco chiare che nascondono molto di quel che accade, un continuo senso di precarietà) con lo specifico della propria trama. Necropolis si gioca sulla discesa nell'oscuro; in una zona così remota sottoterra da confinare con l'interiorità di ogni personaggio (che infatti vede proiettati i conflitti irrisolti che si porta dietro) e che ciò sia ripreso con lo stile più precario e inaffidabile che ci sia, l'unico a sistematicamente tradire la volontà dello spettatore non dandogli quella chiarezza espositiva che una situazione spaventosa richiederebbe, pare molto azzeccato. La fusione di molte mitologie diverse (tradizione alchemica, fusa con quella cristiana della Bibbia, quella dantesca e infine quella egizia) porta ad una continua spiegazione da parte dei personaggi: "Lasciate ogni speranza, voi ch'intrate" aiuta la trama a filtrare con gusto la storia. L'inferno fatto di ricordi personali che scambia il fuoco con il buio e una scenografia minimalista funziona. L'eterno meccanismo ansiogeno della claustrofobia, il continuo giocare sulla paura del buio e il rialzo di terrore dato da personaggi che per uscire dalla trappola sotterranea in cui sono finiti scendono sempre più in basso, donano al film una componente di invincibile terrore. Ma perché è fra i thriller? Per gli amanti dell'horror non può mancare in bacheca.
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