Negli appartamenti della morte

Nel 1941 Nelly Sachs pubblica per la prima volta una sua poesia in Svezia, nel 1947 uscirà la raccolta "In den Wohnungen des Todes", "Negli appartamenti della morte", libro che per lei, cinquantaduenne, segna l'inizio di una nuova e unica produzione poetica. Negli appartamenti della morte è un tentativo di sopravvivenza attraverso la poesia. Fin dal Coro dei salvati e dagli altri "cori" che contraddistinguono una sezione di questa prima raccolta, Nelly Sachs segna infatti la propria distanza dal mondo: «Noi salvati/ nelle nostre ossa vuote la morte/ ha già intagliato i suoi flauti/ sui nostri tendini ha già passato il suo archetto…/ ancora i nostri corpi si lamentano/ con la loro musica monca. […]». Ma in un certo senso questa solidarietà con i morti rafforza anche il patto che la tiene legata ai viventi: la promessa di parlare sempre per coloro che non hanno più voce: «Avrai capito, ora,» scrive nel 1959 all'amico Walter A. Berendsohn, storico della letteratura che come lei viveva a Stoccolma «la preghiera che ti ho rivolto a più riprese, io voglio sparire dietro la mia opera, voglio rimanere anonima… voglio che mi si cancelli completamente – Una voce soltanto, un sospiro per chi vuole ascoltare».