Nell'erba alta

I fratelli Calvin e Becky, incinta, stanno attraversando il Kansas sulla loro vecchia auto, diretti a San Diego, dove gli zii li ospiteranno finché lei non avrà avuto il bambino. Sentono un grido d’aiuto provenire dall’erba altissima a lato della strada, un mare verde mosso dal vento. Sembra il lamento di un bambino che dice di essersi perso, mentre una voce di donna lo ammonisce a tacere e invita gli sconosciuti ad allontanarsi. I due ragazzi entrano nell’erba, pochi passi e... si sono persi anche loro, le voci sembrano provenire ora da un lato ora da un altro, e la strada è sempre più lontana. Nell’erba ci sono cose strane. Horror. La storia è scritta a due mani da Stephen King e dal figlio Joe, in arte Joe Hill, ma sembra costituita da due parti distinte: la prima, nello stile di Steve, è avvincente e ricca di suspense, ricorda il racconto “I figli del grano”, ambientato nelle Grandi Pianure del Nebraska, con pagine di horror mozzafiato; la seconda, splatter all’ennesima potenza, riporta ai raccontini di “Ghosts” di Joe: disgustosi, infantili, surreali, di pessimo gusto. Il finale è inconcludente e confuso. E’ sempre rischioso azzardare una paternità nei racconti a due mani, ma qui la divisione sembra netta: ci sono uno spunto intrigante, poi una storia di dark horror che vorrebbe sconcertare, emozionare, scandalizzare, ma è solo sgradevole. Horror e splatter fine a se stessi non generano capolavori letterari, e nemmeno brividi di paura: sono la trama di filmetti di serie B. Purtroppo non credo che Joe abbia seguito le orme di Steve, né che la firma paterna solleverà le sorti dei suoi libri; al massimo, aiuterà a incrementare le vendite. Ci sono tracce dell’ossessione di “N.” nelle pietre della radura, e della suspense di “Miglio 81”, ma sono racconti di ben altro spessore, soprattutto nella presentazione dei personaggi, qui appena abbozzati: a volte ciò che non si dice è più pauroso di ciò che si descrive. Peccato, questo racconto è un’occasione mancata.

Non sono un amante dei racconti, ho sempre l' impressione che siano discreti spunti incompiuti, ma comunque questo è abbastanza bello,oserei dire uno dei migliori del King degli ultimi anni.