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Descrizione


Il 23 dicembre del 1939, Marina Cvetaeva , la grande poetessa russa, scrive a Lavrentij Pavlovič Berija, guida del ministero degli affari interni dell’Unione Sovietica, capo della polizia segreta. Vuole avere notizie in merito alla sorte del marito, Sergej Efron, e della figlia, Ariadna, arrestati due mesi prima. Con coraggio, la poetessa si erge e difesa della sua famiglia. Russo “bianco”, coinvolto, all’estero, in attività di controspionaggio – compreso l’omicidio della spia dissidente Ignace Reiss – il marito della Cvetaeva sarà fucilato nel 1941. La figlia, riabilitata nel 1955, non rivedrà mai più la madre. Dopo un esilio in Europa cominciato nel 1922, la Cvetaeva, malauguratamente, aveva scelto di tornare in Unione Sovietica nel ’39. Per la poetessa più folgorante del Novecento, “una rivoluzione per la poesia” (Boris Pasternak), non c’era posto in Urss, neanche come lavapiatti: Marina Cvetaeva si uccide il 31 agosto del 1941, nel distretto di Elabuga. Il figlio Mur, all’epoca sedicenne, morirà al fronte, tre anni dopo. In questa lettera, di cristallino orgoglio, la Cvetaeva, la martire del secolo, affronta il potentissimo Berija: nel 1953 “Time” gli avrebbe dedicato una copertina dalla didascalia provocatoria, “Enemy of the people”. La lettera di Marina Cvetaeva a Berija è introdotta da uno scritto di Ezio Mauro ed è tradotta da Claudia Sugliano.
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Dettagli

2022
30 maggio 2022
40 p., Rilegato
9791280362261

Conosci l'autore

Marina Cvetaeva

1892, Mosca

Figlia di un eminente filologo e di una musicista, ricevette una raffinata educazione artistica e cominciò prestissimo a scrivere versi. Nel 1911 sposò uno studente di filosofia, Sergej Efron, che allo scoppio della rivoluzione si arruolò tra i Bianchi. Nel 1922 seguì il marito a Praga e poi si trasferì a Parigi. Tornata in Unione Sovietica nel 1939, fu osteggiata dalle autorità; in preda a una profonda crisi depressiva, si suicidò due anni dopo. Dopo i primi volumi di poesie (Album serale, 1910, e Lanterna magica, 1912), ancora immaturi, serbò un lungo silenzio fino al 1922, anno in cui uscirono contemporaneamente, a Berlino, le raccolte Versi a Blok, Congedo, Psiche, Verste, e il poemetto Lo zar-fanciulla, seguito da Il mestiere (1923)...

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