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Di Camilleri leggo tutto. Ci conosce bene, in particolare i suoi conterranei. Ha scelto romanzi brevi e vicende di rapida risoluzione, ma muove bene trama e protagonisti come un burattinaio esperto e vigile. Ha una grande cultura, senso dell'umorismo, capacità introspettiva, colloca bene i personaggi nella trama e nell'ambiente, mescola il vero e il verosimile, la realtà e la fantasia, storia di ieri e di oggi. Nell'insieme è solare come la sua terra, ma anche pessimista o meglio realista sulla condizione umana. L'ho letto e anche riacquistato per regalarlo.
Il nipote del Negus, di Andrea Camilleri, se può avere la parvenza di una commedia fra l’umoristico e il boccaccesco è invece una satira spietata attraverso la messa in scena di una commedia sugli italiani. E quando s’apre il sipario sul palcoscenico si stenta a notare la differenza fra attori e pubblico, i primi impegnati al massimo della loro capacità a tratteggiare un regime dietro la cui parvenza di grandezza i piccoli e i grandi protagonisti si muovono come marionette fra ipocrisie, timori e apparente fierezza, mentre gli altri, il pubblico in sala, sorride, ride, anche fragorosamente, non accorgendosi di trovarsi dinnanzi a uno specchio. Il periodo fascista descritto da Camilleri è quello di un’Italia dai roboanti proclami a cui si finge di credere affinché nulla possa turbare i propri traffici privati, spesso illeciti, nella totale assenza di senso per lo stato. La storia è ambientata nel 1929, ma per come agiscono i personaggi, per come insomma gira la carrozza del paese, si ha l’impressione di un qualche cosa di già visto e che, purtroppo, è sotto ai nostri occhi tutti i giorni, una lenta assuefazione tale da non accorgerci di questa perenne recita a soggetti, tutto uno sbandierare di apparenze, di deformazione della verità, una sorta di sogno infantile il cui risveglio potrebbe tramutarsi in incubo. Non mancano anche siparietti colloquiali, inseriti nel momento giusto e tesi soprattutto a dimostrare che fra l’ufficialità dei comportamenti e la relativa sicurezza del privato tutto era completamente diverso, come se ciascuno potesse contare su una doppia, e distorta, personalità. Ho riso, più volte, ma è un riso amaro che si allarga nello specchio in cui mi rifletto. Semplicemente un libro imperdibile.
Prendendo spunto da una circostanza reale (il soggiorno italiano del nipote del negus d’Etiopia a fini di studio), Camilleri orchestra una paradossale sinfonia epistolare che mette alla berlina una classe politica opportunista e un apparato burocratico farraginoso che hanno fatto tristemente la storia del nostro Paese. L’untuoso servilismo – a fini opportunistici – dei corrispondenti diverte e allo stesso tempo lascia l’amaro in bocca, in quanto dimostra come i valori tanto strombazzati possano essere messi da parte se di mezzo c’è un tornaconto personale – e così si sorvola sul colore della pelle e sui discutibili e dispendiosi “sollazzi” del “Principe” per qualche finanziamento in più o per un paio di chilometri di terra etiopica.
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