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"...Dio mi perdoni."Enrica,18 gennaio 1943. Grazie dott.Ciampi per questo dono prezioso che il suo libro contiene,con la ricostruzione a così tanta distanza di una vita,di un doloroso percorso esistenziale,così rispettosamente e dolcemente visitato senza mai invadere troppo, ma ben rendendo l'intimità della "cara professoressa Enrica". Ci accomuna l'attrazione per un'altra grande amica,Etty,dalla quale continuiamo a trarre tanta forza e dignità per affrontare il presente momento storico che l'Italia percorre. Un solo torto ho riscontrato ,e qui sento di fare la professoressa austera,ma credo sia stato commesso solo per umiltà e volontà di lasciare l'opera quale frutto di tanti ;avrei letto volentieri, alla fine della duecentoventicinquesima pagina:...grazie anche a mio padre... . Immagino che lo abbia fatto più volte nel privato, perchè veramente è lui che ha seminato in Lei qualcosa di tanto prezioso con il rispetto e l'attenzione a chi ,senza colpa,è condannato a scomparire ,come oggi,qui a Bari,viviamo l'emergenza immigrati,quasi fossero fantasmi senza voce!E'nato Mudasir ,mercoledì, e le istituzioni non sono riuscite a trovargli un luogo adeguato piuttosto che il Ferrotel dove ha atteso per nascere senza luce,riscaldamento....La memoria deve farci riflettere! Cordialmente,la sua lettrice barese.
Una testimonianza sullo sterminio degli ebrei, un racconto intenso e struggente scritto con vera partecipazione. Un nome e una vita che non si dimenticano...
Il libro di Paolo Ciampi è la ricostruzione, a partire dal nome, della personalità, unica e complessa in sé, di questa professoressa di scienze, di cui parenti e allievi conservano ancora oggi un vivido ricordo. Enrica è una delle poche scienziate donne dell’epoca e forse già questo è all’origine della sua discriminazione, in una società maschilista come quella del tempo, a cui poi, si aggiunge, in quanto ebrea, la sua quasi cancellazione dalla storia. E’ dunque nelle pieghe, anche nascoste, della storia che l’autore scava, perché nascosta, misteriosa è l’essenza stessa di questa donna. Schiva, timida all’apparenza, ma in realtà determinata e dotata di valori profondi come la cultura e l’impegno, ha in sé una cifra affettiva, che raramente esprime. Ma è proprio questo che la rende preziosa. La sua è una presenza “leggera” eppure significativa in anni in cui l’insensatezza dilaga, fino a divenire norma sociale. Una presenza che viene percepita ancora oggi dai suoi ex allievi della scuola ebraica di via Farini, come “una presenza per certi versi persino rassicurante, perché aiuta a convincersi che non tutto svanisce, che il bene e il male, la gioia e la sofferenza, il carnefice e la vittima, non si disperdono allo stesso modo, cioè, indistintamente, nell’oceano della vita trascorsa”. Questo libro splendido, scritto con rara sensibilità e partecipazione emotiva e nel rigore della ricostruzione storica di quei fatti, offre uno spaccato inedito della Firenze di quegli anni. I vari personaggi che si muovono in quello sfondo, nel libro assumono un loro rilievo, nonostante la piattezza socio-culturale imperante, voluta dal “regime”, che intende ridurre le persone a figurine, prive di “prospettiva”, in un teatrino di cartone. Enrica è scelta per accompagnare l’autore nel percorso che questi intraprende per comprendere l’Olocausto. “Penso ai numeri dell’Ecatombe. Quanti sono stati? Sei milioni? Troppi zeri: è una cifra così enorme da perdere di consistenza. Il suo significato si smarrisce. Non riesco a contare s
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