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Non mi é piaciuto molto, i ricordi sono recenti, “moderni” Relativamente poetici
Libro molto leggero e adolescienziale, che tratta di temi anche importanti e significativi. Contiene un gran colpo di scena, che sembra quasi surreale e che ti fa rimanere scioccata. Ben scritto e consigliato soprattutto ai più giovani.
Parlando di scrittura, la sindrome preferita dello studente è quella "della pagina bianca". Ovvero: da che cosa comincio? Non ho nulla da dire! Per lo scrittore invece la sindrome preferita è quella "della seconda opera", specie se la prima è stata un successo. Ovvero: riuscirò a ripetermi... senza ripetermi? Missione compiuta. L'esordio di Riccardo Gazzaniga, sovrintendente di polizia e scrittore (nell'ordine che preferite), era stato praticamente perfetto, avendo vinto il Premio Calvino con lo splendido romanzo "A viso coperto", uscito nel 2013: un'immersione lunga e trascinante nel mondo del tifo calcistico più estremo e nella quotidianità della vita di alcuni poliziotti. Ora, a distanza di alcuni anni, ecco il secondo romanzo: "Non devi dirlo a nessuno". Nel quale tutto è cambiato. Non più il presente, ma il passato. Non più Genova, ma un piccolo paese di montagna del Veneto, Lamon. Non più gli adulti, ma un gruppo di ragazzini alle prese con un mistero da risolvere e con il compito estivo più difficile da svolgere: crescere. O, meglio, quasi tutto è cambiato. Perché sono rimasti i più grandi talenti dello scrittore: la capacità di trascinare il lettore dentro ogni singolo capitolo della storia, la padronanza del linguaggio e dello stile, la sincerità e la passione per la scrittura e per la musica. E poi, detto per gli amanti del genere, quanto citazionismo postmoderno e quanti omaggi agli Anni Ottanta! Ottima la prima, molto buona anche la seconda. Ora, da buon genovese, vele al vento, ma senza perdere le radici sulla terraferma. "Era disposto a parlare di tutte le canzoni che conosceva di De André, a sfruttare pure De Gregori e Guccini, persino a dire che apprezzava il jazz, se fosse servito. Avrebbe dichiarato che il rock gli faceva schifo senza nessuna remora. "Prima che la tua pizza finisca mi avrai tradito tre volte", sussurrò Jon Bon Jovi nella sua testa." (pp. 91-92)
Recensioni
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Ammetto di essere incappata in questo titolo per puro caso, non conoscendo nulla del suo autore, ma sono molto grata a chi me lo ha fatto incontrare perché ho avuto una piacevolissima sorpresa. Riccardo Gazzaniga riesce a trasmettere sensazioni, emozioni, paure, turbamenti, insicurezze ed entusiasmi con grande efficacia e trattandosi dei sentimenti di un gruppo di adolescenti, quindi sempre enfatizzati all’ennesima potenza, questo non è sforzo da poco. Farci tornare adolescenti, quindi spogliarci delle presunte sicurezze e farci ripiombare nel caos totale è secondo me uno dei maggiori meriti di questo libro. Le paure di Luca, tredici anni portati con difficoltà, diventano le nostre e i suoi pensieri confusi, a volte però più lucidi e mirati di quanto ci si possa aspettare da un ragazzino, si insinuano nei nostri. E che dire dei turbamenti ormonali tipici di quell’età? Vi sfido a trovare chi, con pari efficacia, sappia rendere tanto realisticamente i primi approcci di un imbranato sbarbatello con i misteri del sesso, autopraticato e non!
La storia è a mio avviso un thriller ben funzionante, perché riesce a trasmettere fin dalle prime pagine la giusta dose di inquietudine, evocando atmosfere da brivido. Il bosco di notte, il sospetto di un’ombra misteriosa, l’infantile paura dell’Uomo Nero è un archetipo fin troppo classico per non funzionare: l’abilità dell’autore sta nel non trasformare questi elementi da semplici a banali.
Luglio 1989: il protagonista abbiamo detto essere un ragazzino, Luca Ferrari, che da Genova dove risiede, si trova come sempre a trascorrere le vacanze estive a Lamon, tremila anime, un minuscolo pezzo di Veneto che si incunea come la punta di un chiodo nel Trentino. Con lui ci sono la mamma, il papà – famoso magistrato presso il Palazzo di Giustizia – e il suo affezionatissimo fratellino di dieci anni, Giorgio. Problemi di asma per Luca, complicazioni alla nascita per Giorgio, con la scusa della salute delicata i due fratelli, quando sono in città, vivono confinati nel loro appartamento con l’unica distrazione dei giochi casalinghi, dei Playmobil e del Commodore 64. Per fortuna vanno molto d’accordo e la convivenza forzata a loro non pesa. Quando però sono a Lamon, il paese dei nonni, nella grande casa col giardino che confina col bosco, possono godere di maggiori spazi di libertà, assaporare il contatto con la natura e condividere i pomeriggi e addirittura le ore del dopocena con gli amici del posto in scatenate partite di pallone, che si concludono con il rintocco delle campane alle 9 di sera precise. Locali contro foresti: i ragazzini nativi di Lamon, tra cui spicca Samuele, il più figo del paese, contro i villeggianti che arrivano da Genova, i due fratelli Ferrari, Alessio da Torino e Christian, il bomber svizzero. Tra le file degli spettatori, ovviamente oggetto delle attenzioni dei maschi , l’intraprendente Marica e la bellissima e irraggiungibile Chiara, portatrici sane di turbamenti ormonali e pensieri poco innocenti.
In questo ridente paesino con paesaggi da cartolina, tra una partita di calcio e una di flipper al bar, si insinua il sospetto che qualcuno stia tenendo d’occhio – con intenzioni tutt’altro che benevole – la famiglia Ferrari. Perché?
Chi è l’ombra che, Luca ne è sicuro, li stava spiando da dietro un albero quando i due fratelli, una notte, all’insaputa dei genitori, si sono introdotti nel bosco con la scusa di cercare un tasso, ma con l’inconsapevole intenzione di scavalcare i limiti dell’infanzia e soddisfare i primi desideri di ribellione? E come ci è tornato in giardino il pallone che era stato calciato per sbaglio nel fitto del bosco, se nessuno della famiglia è andato a riprenderlo? Ma soprattutto, chi è l’uomo che è sceso da una macchina scura, quella sera che Luca è rientrato più tardi del solito dalla pizzata con gli amici del paese e che sembrava volesse minacciarlo o addirittura aggredirlo, se non fosse stato per il provvidenziale quanto inatteso arrivo della madre? Forse è la stesso sinistro figuro individuato dai ragazzi di Lamon, improvvisatosi investigatori dopo il coinvolgimento da parte dello spaventato e confuso Luca, il quale imparerà a sue spese chi, nel momento del bisogno, saprà dimostrarsi veramente amico e chi no. E la sua famiglia, quali segreti gli nasconde?
La trama è fitta e coinvolgente, non mancano i colpi di scena, ma quanto di più prezioso traspare, a mio avviso, dalle pagine del libro è lo sguardo di profonda tenerezza verso i giovani protagonisti. Questi piccoli, grandi uomini e donne, con i loro sentimenti puri – passione bruciante, gelosia allo stato puro, vigliaccheria e coraggio, sprovvedutezza e malizia – ci ricordano come noi adulti eravamo, poco o tanto tempo fa non importa, quando la vita non ci aveva ancora inquinati con le sue falsità, quando tra quello che si pensava e quello che si faceva non passava più che il baleno di un secondo e non si ragionava mai su quanto corte fossero le gambe delle bugie. Bugie e silenzi necessari quando, per diventare grandi, certe cose è giusto non dirle a nessuno.
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