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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
La poderosa inventiva di Umberto Eco, associata alla sua immensa cultura ed al suo stile letterario inconfondibile, fanno di questo romanzo l'ennesima conferma, ove ce ne fosse ancora bisogno, della sua grandezza. Il contesto di fantapolitica (ma poi è davvero così?) che Eco sviluppa in questo romanzo è davvero inquietante, e lascia al lettore una serie di domande a cui la nostra società non è stata in grado di dare risposta nel corso degli ultimi decenni, oppure ipotizza per tali domande delle risposte ancora più inquietanti. Consiglio caldamente la lettura di questo libro!
Modo più confuso e sfocato per affrontare fatti veri e funesti del dopoguerra italiano non ci poteva essere: puro sfondo, congerie di fatti in cui tutto si tiene e il falso è indistinguibile dal vero, dove l’accumulo ingenera panico e, in chi non sa, inibisce ogni comprensione. Lo stesso effetto del brutto giornalismo stigmatizzato nelle pagine del romanzo. In sintesi, un romanzo modesto, senza particolari impennate, a tratti caratterizzato da molte digressioni satiriche, ma tutte stanche e già sentite e neanche una che ricordi la verve dissacrante del "Diario minimo", una storia che si limita a vedere il dito e non la luna.
Un esemplare del libro in una libreria, io lo esaminai, un poco scrutai, ne dedussi che si trattava di qualcosa di simile al piano-sequenza del cinematografo, una versione non teatrale del canovaccio del teatro; e pensando potesse essere per non iniziati un romanzo, per iniziati un diario, dubitai che l'Autore non gradisse darne alle stampe perché avrebbe voluto rifarlo in varie opere separate: saggio, racconto, storia, dissertazione... Ma che poi per necessità a lui non fauste decidesse di farlo pubblicare quale potesse alfine realmente risultare, ovvero: Appunti. Per varie interpretazioni, letterarie e non. MAURO PASTORE
Recensioni
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Un perfetto manuale per il cattivo giornalismo che il lettore via via non sa se inventato o semplicemente ripreso dal vivo. Una storia che si svolge nel 1992 in cui si prefigurano tanti misteri e follie del ventennio successivo.
È la negazione della professione giornalistica, ma anche la parodia, un po’ grottesca, di quello che è poi realmente avvenuto in molti giornali “di regime” italiani durante la cosiddetta Seconda Repubblica. Umberto Eco ritorna al romanzo e torna a occuparsi degli argomenti che gli sono più cari: complotti, dietrologie e falsi miti questa volta riguardanti la storia recente italiana, logge segrete, piani oscuri dei servizi deviati e contro-storie mai raccontate. Questa volta, però, il suo protagonista non è né un fine pensatore, come Guglielmo da Baskerville del Nome della rosa e né un furbo falsario, come Simone Simonini del Cimitero di Praga. Colonna è un giornalista da quattro soldi, uno scribacchino fallito, come ama definirsi, che alle soglie dei cinquant’anni, dopo aver abbandonato gli studi, aver scritto per giornali locali, rivisto centinaia di bozze e fatto il ghost writer per scrittori peggiori di lui, riceve la proposta che forse può cambiargli la vita.
Siamo nel 1992 e Milano, insieme ai suoi apparati di potere, sta per essere travolta dall’inchiesta Mani Pulite. Un noto imprenditore locale, proprietario di qualche emittente privata e di riviste scandalistiche, oltre che di numerose cliniche private sulla costiera romagnola, il Commendatore Vimercate, decide di finanziare una nuova testata giornalistica, il Domani, e di mettere insieme una redazione molto particolare. Il direttore è il machiavellico dottor Simmei, gli altri cinque redattori sono tutti rinomati fannulloni, rottamati da riviste di poco conto, che fino a quel momento si sono occupati principalmente di oroscopi, enigmistica e affari di cuore. Colonna è l’unico ad avere un ruolo di rilievo, il capo redattore, ed è anche l’unico a conoscere le reali intenzioni dell’editore. Il Domani non è un giornale qualunque, che si occupa degli argomenti avvenuti il giorno prima ma, come dice il nome stesso, è un giornale che parla del domani, del giorno dopo la pubblicazione, che quindi ipotizza, suggerisce, allude a fatti che non sono ancora successi ma che potrebbero succedere e coinvolgere personaggi illustri.
Uno strumento molto potente, insomma, in grado di condizionare e indirizzare il comportamento di molte persone. Su questo nuovo mestiere di giornalista, che deve saper prevedere e suscitare reazioni, creare notizie dal nulla e affossare verità conclamate, il direttore basa le sue quotidiane lezioni durante le riunioni di redazione, offrendo a tutti i suoi giovani collaboratori le “armi” del mestiere. In realtà il Domani è un giornale destinato a non uscire mai, e tutti lavorano soltanto al “Numero Zero”, una prova generale di quello che il giornale potrebbe diventare: uno strumento di ricatto infallibile e ben affilato.
Ma quello ideato dal Commendatore è un gioco pericoloso che non tiene conto della presenza, all’interno della redazione, di un personaggio che del complotto ha fatto la sua ragione di vita. Romano Braggadocio, esperto di scandali con la fissa per Mussolini, tra un incarico e l’altro sta ricostruendo uno dei misteri più intriganti d’Italia: la reale sorte del Duce alla fine della Seconda guerra mondiale. Braggadocio sta conducendo da anni un’inchiesta che lo porta nei luoghi più oscuri e malfamati di Milano e che riguarda Gladio, la P2, l'assassinio di papa Luciani, il colpo di stato di Junio Valerio Borghese, la Cia e chissà cos’altro. Il Colonna verrà messo a parte dei suoi progetti, e sarà il primo a trovarsi in pericolo quando la vicenda prenderà un’inevitabile piega noir.
Prosegue sul filone della “paranoia del complotto” questa nuova sorprendente opera di Umberto Eco, che ancora una volta, mentre porta alla luce gli aspetti più oscuri e gotici di Milano, offre un’inedita chiave di lettura ai fatti che hanno caratterizzato la storia d’Italia negli ultimi cinquant’anni. Si potrebbe anche credere che Numero zero sia solo un romanzo, ma quando si tratta del famoso filosofo e semiologo di Alessandria, davvero i confini del genere perdono ogni consistenza e tutto può essere letto come una gigantesca metafora.
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