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Libro veramente pessimo che si nasconde dietro le carte delle commissioni parlamentari. L'unica cosa chiara di questa storia è che nulla è chiaro. Un esempio? La storia del covo di via Gradoli. Secondo Satta la scoperta fu casuale e indica come prova inoppugnabile le foto della polizia scientifica con tanto di telefono della doccia attaccata al gancio. Ebbene quelle foto, come testimoniato anche dal capo dei pompieri intervenuto sul posto, furono fatte DOPO l'intervento dei pompieri volto a chiudere l'acqua. Infatti solo dopo i pompieri si accorsero di essere in un covo brigatista. E il disordine trovato dalla polizia giudiziaria con materiale, divise e persino bombe sparse per la casa risulta logico? Meglio, molto meglio le opere di Sergio Flamigni.
Ottimo. Il miglior libro su questo argomento fra quelli che ho letto. La ragione è semplice: usa la logica, il buon senso e contestualizza atti, documenti, risultanze, testimonianze, sentenze e quant'altro al 1978 e agli anni immediatamente successivi, sempre, comunque, in linea con una razionalità lucida e, mi pare, tutto sommato, imparziale, mai antistorica, anacronistica o falsamente sensazionalistica. Non scioglie tutti i dubbi. Su alcune soluzioni si può dubitare, ma se ne apprezza la linearità, la verosimiglianza. Il grosso del testo è, comunque, nell'ambito della dimostrazione e non in quello, che spesso si legge in moltri altri libri su questo tema, alcuni pessimi, della supposizione. Da leggere con molta attenzione, proprio per questa impostazione rigorosamente logica e consequenziale. Le conclusioni aprono poi alcuni problemi su cui spero che l'autore scriva ancora, specie riguardo il contesto della mentalità e della storia politico-sociale del terrorismo rosso. Complimenti all'autore. Sarei curioso di sapere quanto tempo ha impiegato a scrivere una ricerca di queste proporzioni e di questa qualità.
Assolutamente imprescindibile per qualsiasi serio studioso del caso Moro: grazie a una serie infinita di puntuali riferimenti documentali viene spazzato via tutto il sottobosco dei cosiddetti misteri. A mio giudizio rimane però in piedi il bosco: il "controcorrente" del sottotitolo a volte sembra più un intento programmatico che il giudizio finale al termine di una ricerca. Cito due esempi. 1) la scoperta di via Gradoli: attraverso un esame puntiglioso delle dichiarazioni del vigile del fuoco che entrò per primo e le fotografie che vennero scatate dalla polizia (per la cui pubblicazione non saremo mai abbastanza grati a Satta), lo studioso crede di poter dire che l'allagamento fu assolutamente casuale; io ritengo di no. In primo luogo se il telefono della doccia era al suo posto non si vede perchè Leonardi nella descrizione debba aggiungere la scopa. In secondo luogo, Satta elide dal suo racconto sia i passi affrettati sentiti dall'inquilina del piano di sotto alle 7.30, sia il disordine in cui è stato trovato l'appartamento. Infine esiste un filmato, di fonte RAI non meglio precisabile e riprodotto in un documentario curato dal Corriere della Sera, in cui si vede un uomo in divisa (Leonardi?) in un bagno appoggiare il telefono della doccia al manico di una scopa (posta trasversalmente sul bordo della vasca) in modo che il getto sia diretto alle piastrelle sconnesse. Sembrerebbe una ricostruzione della scena, ma non ho altri elementi per affermarlo con sicurezza. 2) Moro conosceva segreti compromettenti? Satta dice di no, basandosi sostanzialmente su due rapporti del ministero della Difesa e degli Esteri (quest'ultimo firmato da un piduista, Malfatti, circostanza non rilevata da Satta), giungendo paradossalmente alla conclusione che un ex presidente del consiglio e ministro degli esteri, notabile DC e protagonista del luglio 1964 ne sapesse quanto un cittadino comune.
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