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Opere complete. Vol. 3: Frammenti postumi 1869-1874 - Friedrich Nietzsche - copertina
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Opere complete. Vol. 3: Frammenti postumi 1869-1874 - Friedrich Nietzsche - copertina
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Dettagli

1991
24 febbraio 1991
XIV-533 p.
9788845908842

Voce della critica


scheda di Vozza, M., L'Indice 1993, n. 2

Il principale motivo d'interesse di questo volume è costituito dall'edizione integrale dei frammenti del gruppo 19, quelli che avrebbero poi dovuto confluire nel "Philosophenbuch", opera a cui Nietzsche rinunciò già alla fine del 1873. In tali frammenti vengono introdotti alcuni temi che caratterizzano il periodo successivo alla "Nascita della tragedia" e precedente "Umano, troppo umano": una fase del pensiero nietzscheano che meriterebbe una collocazione autonoma, tuttora irreperibile nelle ripartizioni canoniche. Tale fase è inaugurata dal breve ma fondamentale scritto "Su verità e menzogna in senso extramorale" e si conclude con la Il Inattuale: "Sull'utilità e il danno della storia per la vita".
Manifestando già una cospicua autonomia teorica rispetto alla metafisica schopenhaueriana, Nietzsche appronta un concetto di verità pragmatico-convenzionale sottratto alle inattingibili profondità proprie della fondazione metafisica e ricondotto alle configurazioni antropomorfiche che le facoltà conoscitive assumono a favore dell'efficacia dell'agire umano. La verità viene ora intesa da Nietzsche come prodotto della "finzione dei concetti", esito di un'attività di legislazione linguistica: "una designazione delle cose uniformemente valida e vincolante. Il valore di verità non è più accertabile dalla logica ma dagli effetti di potenziamento del patrimonio cognitivo ed espressivo proprio di una forma di vita in cui operano soggetti consapevoli della comune predilezione per alcune metafore, rese arbitrariamente vincolanti da quella immane "forza di superficie" costituita dalla nostra ragione.
Anche se Nietzsche non si è mai preoccupato di operare una netta distinzione tra le facoltà conoscitive, si può notare come sia in particolare l'intelletto a svolgere questa attività di superficie, che consiste essenzialmente nella percezione del mondo esterno e nell'assegnazione di un nome agli oggetti individuati: la produttività dell'intelletto interpretante - secondo l'espressione della "Gaia scienza" - è indicata da Nietzsche nella facoltà di "vivere per immagini", di orientare l'attitudine percettiva dell'occhio nel selezionare le rappresentazioni. Una volta decretata l'inattingibilità della cosa in sé e concepita la verità come predilezione metaforica e designazione linguistica intersoggettiva, la circostanza che l'intelletto si arresti alle forme di conoscenza dell'apparenza non deve più essere considerata un limite gnoseologico n‚ postulare l'esigenza di una facoltà teoretica superiore, bensì viene riconosciuta come presupposto dell'attività di conferimento di senso, di selezione prospettica e di appropriazione antropomorfica dei dettami del mondo fenomenico.

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Conosci l'autore

Friedrich Nietzsche

1844, Röcken

Filosofo e scrittore tedesco. Appassionato cultore di musica e filologia classica, nel 1868 conosce a Lipsia Wagner, ricevendone un'impronta profonda, ben avvertibile nelle sue prime opere: La nascita della tragedia dallo spirito della musica (1872) e le Considerazioni inattuali (1873-1876). Nel 1879 le precarie condizioni di salute lo spingono ad abbandonare Basilea per cercare sollievo in Svizzera e in Italia. Quelli che seguono sono anni di intensa produzione intellettuale. Compone: Umano, troppo umano (1878), La gaia scienza (1882), Così parlo Zarathustra (1883-1885), Al di là del bene e del male (1886), Per una genealogia della morale (1887), Il caso Wagner (1888). Continua a passare da una clinica all'altra fino alla morte. Ha lasciato...

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